Sabato 16 aprile, alle ore 18,30, nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, a Napoli, in via Portamedina 41, è in programma il concerto “’O Passio. Evangelica Dicta secondo Marco in lingua napoletana che si fa canto sacro”. Il coro polifonico “Ars Nova”, diretto dal maestro Romeo Saudella, eseguirà canti sacri in lingua napoletana, ispirandosi al racconto della Passione di Cristo, con brani del Vangelo secondo Marco riportati in musica.
L’idea è di Franco Schiano, che per il titolo ha voluto ricordare la frase che mamme e nonne dicevano un tempo ai ragazzi prima della celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme, “’a Messa è cchiù longa pecchè nce stà ’o Passio”, invitandoli comunque a partecipare, motivando la maggiore durata della celebrazione con la lettura del cosiddetto “Vangelo della Passione”, cioè dei brani evangelici relativi alla passione e morte di Gesù.
I passi del Vangelo di Marco, con le loro parole toccanti che raccontano sofferenza, saranno accompagnati da musiche avvolgenti, espressione di diversi compositori, da Antonio Vivaldi ad Antonio Traetta, da Cesar Franck ad Antonio Lotti, da Joan Sebastian Bach a Zoltan Kodaly. E per esprimere l’universalità del linguaggio dell’amore e della compassione, che non conosce diversità di lingua e di credo religioso, verrà presentato anche il Cantico della tribù degli Indiani d’America Navajo, in una originalissima versione, tradotto cioè in napoletano.
Il coro “Ars Nova” è di Caserta, e i suoi componenti spiegano così la scelta proprio della lingua napoletana per questo particolare concerto: “La lingua napoletana è idonea, più di ogni altra, a rendere più efficace la parola di Dio per la sua freschezza, immediatezza, sinteticità e coloritura. Per la sua capacità di esprimere facilmente i concetti teologici perché accomunata alla lingua ebraica da mancanza di concetti astratti, e per il suo idioma mutuato dal latino, arricchitosi grazie ai contatti ed alle contaminazioni che, nei secoli, Napoli ha avuto con molteplici culture”.
L’idea del Vangelo che si fa musica, musica sacra, non è in realtà nuova, se ci si pensa bene, anche se è originale l’idea di questo tipo di trasposizione. Nei decenni passati infatti in tutte le chiese – cosa che in effetti si verifica spesso ancora oggi, in un rinnovato mix tra musica e devozione – si tenevano, durante il Triduo pasquale, concerti devozionali. Si cantava lo “Stabat Mater”, ricordando il dolore di Maria ai piedi della croce sulla quale era inchiodato suo figlio, e poi le sette ore di Maria Desolata e le sette parole di Gesù sulla croce, in una ripetizione simbolica che in ogni caso raccontava la sofferenza, e diveniva spunto per riflessioni spirituali.
La chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini risale al XVI secolo, e fu fondata dai componenti della Augustissima Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, nata a Napoli nel 1578 ad opera di sei artigiani, con l’intento di assistere i pellegrini, assai numerosi, che si trovavano a sostare in città. Oggi l’edificio religioso fa parte di un complesso museale che comprende due chiese, la Terrasanta, gli ambienti un tempo destinati alla vita dei confratelli, e un ricco patrimonio di opere pittoriche e scultoree e di arredi sacri.