Assieme a pochissimi altri musicisti napoletani itineranti, la Terza Classe, folk-band formatasi nel 2012, è ormai entrata di diritto nel paesaggio acustico cittadino. Voltando l’angolo in uno dei molti quartieri in cui si esibiscono, il loro suono invitante e scalmanato invita irresistibilmente a ballare.
Una storia country, di musica nata tra i canyon dell’Arizona e il letto del Mississippi, ma reinventata completamente a Napoli, mantenendo però intatta la spontaneità di quel suonare “on the road” d’oltreoceano. E infatti la strada, l’incontro, e il piacere di suonare, sono le costanti di questa formazione.
Il chitarrista Pierpaolo, rientrato dalla Francia, dove aveva cominciato a suonare, continua a Napoli, in strada, con il batterista Enrico. Per strada l’incontro poi con il contrabbassista, che ammirato da quel loro suono, ancora in nuce, davanti ad una sigaretta ed una birra decide di unirsi a loro. E così anche Raffale, che per strada, semplicemente, chiede ai ragazzi se il suo banjo poteva far comodo. Nel giro di poco tempo la band si arricchisce di altri membri, e la padronanza dei più disparati strumenti, e la provenienza da generi diversi, hanno generato un contenitore d’idee e influenze che è la Terza Classe.
Nome puntualissimo, coniato per significare il loro suonare in strada non solo per la visibilità, ma per la libertà e l’accessibilità che questa garantisce. L’essere così aperti alla contaminazione di generi, con una affiatata ricerca musicale, e al contempo garantire immediatezza, familiarità e divertimento, sono il segreto della band, che nell’intesa col pubblico ha il suo punto focale. Loro stessi precisano che, se da un lato hanno introdotto una musicalità quasi sconosciuta all’orecchio napoletano, troppo stipata in qualche vecchio nastro e fuori dall’interesse dei grandi mass-media, dall’altro c’è la stessa reazione del pubblico, che offre suggestioni alla band per continuare a lavorare su un genere sempre in evoluzione. Bluegrass, blues, dixieland, folk, early jazz, sono solo alcuni dei generi che la formazione elabora e propone in una propria chiave, mescolando autori e canzoni che in comune hanno la voglia di raccontare storie e proporre suoni tanto lontani quanto istintivamente familiari: di fatto, a Napoli si pensa “country” e si dice “Terza Classe”.
Il successo non è tardato ad arrivare. Impegnati alla regola fissa della strada, suonano almeno due o tre volte la settimana, assai spesso tra Chiaia, Vomero e Spaccanapoli, e tengono concerti per eventi privati.
Nell’estate 2013 il primo tour tra Francia, Olanda e Belgio, e in quella successiva un altro negli U.S.A., organizzato con un crowdfunding e con il patrocinio morale dell’Assessorato napoletano alle politiche giovanili e del Consolato americano di Napoli. Da New-York City al Texas, scarrozzando in un Dodge ― come un forno a 60°, mi dicono ― tra concerti e ricerca musicale, per vivere in pieno ad orecchio. Dalla loro esperienza americana è stato tratto anche un documentario autoprodotto.
Alla domanda sul futuro, il contrabbassista Rolando (Gallo) mi dice secco: “Ma che ne saccio!”, i progetti di questa band, però, sono quelli di un’agenzia cresciuta professionalmente, che nasconde (e neanche troppo) una solida organizzazione ed un costante impegno nell’ambiente musicale, dietro le camicie a scacchi e la disinvoltura di quell’arte da strada.
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Photo © Ugo di Fenza.