L’amore per gli italiani è la fiamma che alimenta l’Arma dei Carabinieri. Da 200 anni

ufficiali al Colosseo
ufficiali al Colosseo

“Fino all’estremo sacrificio”

Le storie sono quelle di famiglia. I suoi racconti sono dolorosi, ma quel sentimento non traspare. A narrarle è il Generale di Corpo d’Armata Franco Mottola. Dalla sua voce ferma arriva il valore, l’orgoglio ed il coraggio per quelle gesta che hanno contribuito a far si che da due secoli i Carabinieri si rendano protagonisti della storia d’Italia. Chi ha dato la sua vita per salvare gli italiani è ‘figlio’ suo. E proprio nell’anno in cui i Carabinieri celebrano i 200 anni di vita al servizio del Paese si vuol ricordare quel valor militare e civile che ha da sempre contraddistinto i Carabinieri.

carabinieri alba in moto

La vita dell’Arma, infatti è saldamente legata a quella della Nazione, accompagnandone la nascita, condividendo i successi e alleviando le ferite al punto tale da essere definita il 24 giugno 1864 ‘Benemerita’ dall’Assemblea Parlamentare che in una relazione ufficiale indirizzata al Governo affermò l’interesse della Nazione per l’Arma e l’apprezzamento per i servizi che essa rende quotidianamente in ogni parte d’Italia. “Un appellativo che avrà definitiva consacrazione e vasto riconoscimento nel 1908 – precisa il Generale Mottola – quando per sottolineare l’encomiabile opera di assistenza prestata alla popolazione dai Carabinieri in occasione del terremoto di Messina, l’Arma venne definita nuovamente ‘Benemerita del Paese’ appellativo che ancora oggi la accompagna”.
La nascita del Corpo Militare arriva dopo due progetti destinati al mantenimento del buon ordine, precisamente, come si legge dai documenti storici, il 13 luglio 1814 Vittorio Emanuele I ‘a difesa dei buoni e fedeli sudditi e per la punizione di colpevoli, promulgò, le regie patenti istitutive di un Corpo di Militari chiamati col nome di Carabinieri Reali’. Quello creato dal Re fu un corpo d’elite, il primo dell’Armata, la cui funzione di protezione della stabilità interna era considerata talmente importante da venir solo dopo la salvaguardia del sovrano stesso.

Sin dalla costituzione del Corpo, i Carabinieri Reali si rendono protagonisti di gesta eroiche, tra le quali ricordiamo la famosa “carica di Pastrengo”.

carica dei carabinieri

Li troviamo anche a Napoli già nel 1860. Il 7 settembre di quell’anno, Garibaldi faceva ingresso nella ex capitale borbonica e, già il 23 ottobre dello stesso anno, il primo contingente di 500 Carabinieri Reali, con la denominazione di “Corpo dei Carabinieri Meridionali”, prese alloggio nell’antico monastero di Monteoliveto, oggi Caserma Pastrengo e sede del Comando Provinciale di Napoli.

“Da quel momento in poi i Carabinieri di Napoli si sono resi protagonisti di numerosi episodi di valore ed eroismo diventando un punto di riferimento per la popolazione – continua Mottola -.

Vicende eroiche di cui furono protagonisti i Carabinieri le ritroviamo nella lotta al banditismo, che interessò tutta l’Italia meridionale subito dopo l’unificazione, così come emblematica fu l’opera prestata dai militari dell’Arma durante l’epidemia di colera che, tra il 1884 ed il 1889, decimò Napoli. Costituirono un cordone sanitario provvedendo alla disinfezione dei luoghi pubblici ed alla sepoltura dei morti, esponendosi al contagio.

Più avanti, dopo l’armistizio del 1943, i Carabinieri di Napoli hanno firmato pagine di gloria in un periodo drammatico della storia del Paese. Ricordiamo il Maresciallo Capo Carlo Azan, Comandante della Stazione di Monte di Dio, il quale, venuto a sapere che un plotone della Whermacht armato di fucili mitragliatori e di bombe aveva  intenzione di occupare il Palazzo Reale, riunì 10 Carabinieri e affrontò il nemico in battaglia avendone la meglio. Catturarono i militari tedeschi e li consegnarono al Generale Emilio Radice. Poi successivamente gli stessi militari  intercettarono anche degli automezzi carichi di benzina che vennero ritirati dalla Real Marina. E per questi fatti a quei Carabinieri fu conferito un encomio solenne”. Ancora, nel settembre del ’43 i Carabinieri di Napoli della stazione Porto furono inviati in rinforzo ai commilitoni a presidio del Palazzo dei Telefoni in via Depretis attaccato dalle truppe tedesche. I Carabinieri resistettero all’attacco uccidendo tre tedeschi che si ritirarono. Il giorno seguente però ci fu la rappresaglia dei tedeschi che incendiarono l’università di Napoli impedendo ai vigili del fuoco di spegnere l’incendio e assaltarono la stazione Porto, sede di quei Carabinieri che si erano distinti. “Malgrado l’inferiorità numerica quei 14 Carabinieri confermarono il loro valore e si impegnarono in un durissimo scontro a fuoco fino a quando non si esaurirono le munizioni – spiega il Generale – furono catturati e deportati in un campo di concentramento improvvisato a Teverola dove furono trucidati. Dopo la liberazione la popolazione di Teverola a riconoscimento del valore dimostrato dai 14 Carabinieri decise di  realizzare un’unica tomba dove le spoglie dei Carabinieri potessero riposare. Tutti furono insigniti della Medaglia d’Argento al Valor Militare nel dicembre del ’43”.

carabinieri in elicottero

Storie di uomini che il Generale Franco Mottola ha riscoperto personalmente grazie ad un attento lavoro di documentazione che lo ha visto protagonista negli archivi storici. “Con coerenza, da sempre, non rinunciamo ai nostri valori – conclude Mottola – così come non abbiamo mutato i nostri simboli: gli alamari, la bandoliera e la fiamma che oggi come 200 anni fa identificano l’arma nel mondo ed infondono fiducia e rassicurazione”.

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