Sabato 19 e domenica 20 marzo torna lo storico appuntamento con le Giornate di Primavera del FAI (il Fondo per l’Ambiente Italiano), giunto quest’anno alla ventiquattresima edizione. 380 le città coinvolte in tutta Italia, e oltre 900 i luoghi aperti con visite guidate a contributo libero rese possibili dai volontari: chiese, ville, borghi, palazzi, aree archeologiche, castelli, giardini, archivi storici.
Un’occasione per scoprire posti abitualmente chiusi al pubblico, o per rivedere siti già conosciuti con l’ausilio di guide esperte; una “grande festa di piazza dedicata ai beni culturali”, come viene definita dagli organizzatori. In Campania saranno più di 60 i luoghi aperti in tutte le province, alcuni gestiti direttamente dal FAI e aperti tutto l’anno (come ad esempio la Baia di Ieranto a Massalubrense), altri aperti eccezionalmente in questo weekend, come la Biblioteca e il Chiostro dei Girolamini a Napoli.
La visita ad alcuni siti (come il complesso dei Girolamini) sarà riservata in esclusiva agli iscritti al Fondo, iscrizione che può essere effettuata attraverso il sito internet www.giornatefai.it, dove è possibile reperire anche il programma completo delle aperture. Tra le novità di quest’anno, di eccezionale portata la visita (per gli iscritti) ai cosiddetti “Depositi Sing Sing” del Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il nome si ispira al famoso carcere di New York, e vuole denunciare la prigionia dell’arte.
In 6200 mq infatti il Museo custodisce centinaia di migliaia di opere, di cui solo una parte è visibile; più di 20mila oggetti (secondo le stime effettuate, ma non c’è un numero sicuro) sono conservati nei depositi, “prigionieri” di questi si potrebbe dire, e abitualmente nessuno può fruirne. Ci sono elementi conservati nei sotterranei dell’edificio, e all’ultimo piano un’eccezionale sorpresa: attraverso una passerella sul tetto si entra in un corridoio sul quale si affacciano camere chiuse, dove sono raccolti numerosissimi oggetti di uso quotidiano recuperati negli scavi delle città sepolte di Pompei, Ercolano e Stabia.
Sempre a Napoli, sicuramente può essere interessante la visita (aperta a tutti) alla seicentesca “Galleria dei Nobili” delle Catacombe di San Gaudioso, nel cuore del rione Sanità. Si tratta di un luogo eccezionale, restaurato di recente e che riapre al pubblico, dove il Barocco si mescola con le testimonianze di epoca paleocristiana, e la fede si fonde con la superstizione.
Verso la fine del Cinquecento i frati domenicani, custodi del luogo, decisero di riaprire l’antico cimitero sotterraneo, che risaliva ai primi secoli del Cristianesimo, e lo ampliarono. In quella che oggi si chiama “Galleria dei Nobili” cominciarono a trovare spazio alcuni aristocratici, che sceglievano il luogo per la loro sepoltura: i corpi dei defunti venivano fatti essiccare sui cosiddetti “scolatoi”, poi si prelevava il cranio, considerato sede dell’anima, e lo si inseriva nella parete, mentre il resto del corpo veniva dipinto sotto il teschio, sul muro. Ad eseguire gli affreschi fu il pittore Giovanni Balducci, che sarebbe poi stato sepolto nella catacomba alla stessa maniera.