Le regole del diritto: radici e ricadute, il privilegio di Napoli

libri antichi
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È in corso d’opera nella nostra città e nel luogo deputato, l’Università Federico II, un incontro storico-scientifico “straordinario”. E non a caso usiamo questo aggettivo dal duplice significato, “eccezionale” e “insolito”, giusto per rimanere al dettato filologico.

Entrambi, infatti, hanno dello “straordinario”, visto che “Napoli è, da sempre, capitale del diritto”. Eppure, dal 1947, i maggiori romanisti, primi Vincenzo Arangio Ruiz ed Antonio Guarino, “per decenni ne sono stati, altrove, protagonisti (…) e ora, finalmente, per merito della capacità organizzativa e della reputazione scientifica internazionale di Carla Masi Doria e di Cosimo Cascione – scrive Luigi Labruna -, per la prima volta a Napoli, la “68ème session de la Société Internazionale pour l’Histoire des Droits de l’Antiquité Fernand de Visscher” , sul tema “Regulae iuris. Racines factuelles et jurisprudentielles, retombées pratiques”. Oltre ai romanisti, presenti gli storici dei diritti antichi: tra i principali, greci, cuneiformi, egizi, babilonesi, ebraici.

Organizzato dai suddetti docenti, Masi Doria e Cascione, del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II, ordinari di Diritto Romano e di Diritti dell’Antichità, circa trecento i partecipanti da tutto il mondo, in massima parte professori di materie giuridiche ma anche avvocati e giudici: gli incontri si sono svolti e si svolgono in sessioni parallele coinvolgendo anche la Fondazione Valenzi, Maschio Angioino.

Castel Nuovo

La Société nacque nell’inverno 1941-42 a Bruxelles, pur occupata dai nazisti, quando una decina di storici della materia si riunirono, clandestini e con “appuntamenti” irregolari, guidati dal romanista, il fondatore Fernand de Visscher, che “si rifiutava di sopportare, inerte, le criminali assurdità della guerra, non volendo rinunciare alla speranza di credere che la ragione ritornasse a prevalere”. Sospese le attività sino al ’47, si continuava, comunque, a credere che l’odio, le stragi, potessero cessare per dare spazio alla collaborazione ed alla solidarietà.

Senza alcun troppo forzato paragone con l’oggi, ci sembra di poter vedere in questa riunione di Napoli, non un’utopia, ma una sorta di “chiamata alle armi”, a ciò che ognuno di noi può fare, senza lasciarsi andare al disfattismo. Quasi a sottolineare il vero significato dell’aggettivo “internazionale” nel logo, “come gioia e orgoglio che sentimmo subito dopo la guerra – scrive Réné Dekkers, uno dei cofondatori – nello spezzare le catene che c’imprigionavano”.

Dunque, anche oggi, non tutto è “perduto” a Napoli? Certamente no e anche le Università, sia pure, a volte, “chiuse” nel loro sapere, aprono le porte soprattutto alle nuove generazioni.

Certo – il cronista ha il dovere di…fare cronaca – la comunicazione e la divulgazione, prima e durante, potevano essere più capillari. E questa, ci permettiamo, è una lieve strigliata ai colleghi e non certo alla diffusione da parte dell’Ateneo. Forse una sorta di soggezione verso l’argomento? Eppure, malgrado i tanti soci e, ripetiamo, di ogni parte del mondo, la Société, continua ad essere una “societas amicorum”, anche se, certo, gli amici sono scienziati della materia. Tutti con pari titolo, esiste soltanto una sorta di ‘coordinatore’ ed un comitato direttivo che cambia ogni anno.

Napoli, dunque, “capitale del diritto”? E se la nostra “anarchia”, non antropologica, per carità, si convertisse, anche attraverso questi “incontri straordinari” ad osservare… trasgressivamente (La bruna) le radici fattuali e giurisprudenziali delle regole del diritto e le ricadute applicative?

Forse era già questo l’intento dello “stupor mundi “, lo svevo Federico Hoffstaunfen, Federico II – fondatore dell’Università di Napoli, la prima statale, 1224 -, quando nel 1231 promulgò le “Constitutiones melphitanae”, prefate da lui e, probabilmente redatte in gran parte dal fido Pier delle Vigne. Primo grande codice del Medioevo, “tappa di un processo di centralizzazione che, al contempo, affermando il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge, privava i signori feudali di molti dei loro privilegi” (Stefania Bartoloni).

Melfi, sud, civiltà, ben prima che ci si aggrappasse anche all’ultima ipotesi, quella della necessità di un “Ministro per il Sud”…

Melfi

Si è parlato, si parla molto anche dello svevo, durante il Convegno, discutendo delle interpretazioni molto diverse date da due dei principali studiosi della figura di Federico, Ernest Kantorovicz e David Abulafia. Forse è bene ricordare che sino al 1987 il nostro Ateneo era , semplicemente, “Università di Napoli”, quando, in settembre, l’allora Rettore Carlo Ciliberto, Ministro Antonio Ruberti, le dette il nome del suo fondatore. Intento e speranza che il diritto, le regole, fossero sempre la base della nostra società.

 

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