Spesso a Napoli i luoghi, come le persone, possiedono un nome ‘ufficiale’ e uno d’adozione. È il caso delle ‘tredici discese’, più napoletanamente le ‘tredici scese’, che corrispondono alle Rampe di Sant’Antonio a Posillipo.
Una volta risalite le rampe di Sant’Antonio, le tredici scese, il panorama di Napoli si apre in tutto il suo fascino, libera tutti i suoi colori più accesi e più forti. Certo, è una faticaccia inerpicarsi per tutte queste curve vertiginose, praticamente un percorso di svolte ad U. Ma d’altronde questa strada doveva rappresentare un vero e proprio pellegrinaggio in direzione della chiesa di Sant’Antonio a Posillipo. I napoletani, forse, ‘sentono’ che di ‘sacro’, alla fine delle Rampe, c’è anche qualche altra cosa, ed è la nostra veduta più famosa, quella di milioni di cartoline, che va da Mergellina al Vesuvio.
Le tredici scese: Un’idea del Vicerè
L’edificazione delle Rampe fu voluta dal Vicerè Ramiro de Guzmàn, duca di Medina, che governò Napoli nella prima metà del XVII secolo. Egli dovette affrontare, tra l’altro, varie emergenze in città, tra le quali quella legata all’eruzione del Vesuvio del 1638. Il suo viceregno fu funestato, come se non bastasse, anche da svariati terremoti e dal diffondersi di epidemie. Però il suo nome è reso immortale proprio dall’epigrafe posta a piazza Sannazzaro, all’inizio della prima delle tredici Rampe. Le ‘scese’, questo suggestivo susseguirsi di stradine che curvano l’una nell’altra fino alla terrazza di Posillipo, furono pensate, come detto, per i pellegrini che, numerosi, si incamminavano per raggiungere il complesso di Sant’Antonio.
La chiesa in cima al monte
Nel 1642, proprio durante il vicereame di Ramiro de Guzmàn, fu fondata la chiesa di Sant’Antonio a Posillipo. La chiesa apparteneva a una comunità di terziari francescani. Vi era anche un piccolo convento, che all’inizio svolse anche il ruolo di sanatorio. Quando la chiesetta fu fondata la zona era ricoperta di verde, e vi erano alcuni villaggi rurali, collegati con Mergellina da una strada molto antica, di epoca greco-romana. Probabilmente le persone che abitavano questi villaggi vivevano dei prodotti della terra, ma riuscivano a procurarsi anche del pesce dai pescatori della zona di Mergellina.
In realtà le tredici scese sono rimaste fino ad oggi un posto tranquillo, legato al silenzio e alla lentezza del tempo, che scorre piano mentre si affanna lungo la salita. Sono un posto proverbialmente anche “romantico” per i napoletani, proprio per il silenzio e la scarsa frequentazione. Io ricordo varie storie d’amore nate lì, tra i miei amici dell’adolescenza.