L’eccezionale storia di Vincenzo Maurino: il medico che dà la vista ai ciechi

dottor maurino
dottor maurino

La premessa di questo racconto dovrebbe essere: il contenuto di quanto leggerete potrebbe farvi molto arrabbiare.
La storia è quella di un studente di medicina di Napoli, specializzando in oftalmologia presso la Federico II di Napoli che nel 1993 accompagna a Londra, per una visita specialistica, suo cugino, al quale era stata diagnosticata una grave malattia agli occhi. Il luogo scelto per avere la visita era il Moorfields Eye Hospital, il più importante ospedale al mondo per la cura delle malattie di questo genere.

Moorfields Eye Hospital

Il Moorfields è un’istituzione, come le università di Oxford e Cambridge. Fu fondato nel 1805, dopo le guerre napoleoniche, per curare i soldati malati di tracoma, che tornavano dalle campagne militari in Egitto. È stato uno dei primi ospedali mono-specialistici del mondo, è sopravvissuto a due guerre mondiali e oggi è accorpato con un centro di ricerca all’ avanguardia nel mondo, l’Institute of Ophthalmology. Qui lavorano più di 70 primari e 300 chirurghi oculisti che provengono da tutti i paesi. L’ ospedale ha 25 sale operatorie in cui si svolgono 30mila operazioni di chirurgia oculare l’anno, e altrettante cliniche specializzate nella cura delle diverse patologie. Il servizio di Pronto soccorso oculistico effettua più di cento interventi al giorno.

chirurghi oculisti

Vincenzo Maurino ci arriva per la prima volta nel 1993, come tanti altri pazienti di tutto il mondo che, per conferma di una diagnosi o per patologie rare, dopo aver consultato più specialisti, vengono indirizzati al Moorfields quale centro di eccellenza. Accompagnava suo cugino più per la conoscenza dell’ inglese, che in qualità di giovane medico.
In famiglia erano molto preoccupati, per cui decisero di prendere appuntamento con il professor John Hungerford, all’epoca la massima autorità in oncologia oculare, e quindi prenotarono una visita a Londra. Per Maurino fu un’esperienza illuminante: la possibilità di conoscere il professor Hungerford (che per fortuna sconfessò la gravissima diagnosi, liberando il cugino e tutta la famiglia dall’incubo), la possibilità di ammirarne lo stile sobrio dello studio e la chiarezza di chi cercava di mettere a proprio agio i pazienti pur non parlando la loro lingua lo convinsero che la sua carriera si sarebbe sviluppata lì.

dottor maurino

Maurino era il classico prodotto delle nostre università: esami tutti trenta e lode, laurea conseguita in cinque anni, 110 e lode e menzione accademica. Ma esperienza pratica quasi nulla, come tutti. Rimase colpito dal vedere che, in sala operatoria, un giovane medico di appena 23 anni operava aiutato dal primario che gli sedeva affianco e gli diceva cosa fare e come fare. Mai vista una cosa così, prima. L’università italiana fornisce una grandissima preparazione teorica ma purtroppo poca preparazione pratica, soprattutto chirurgica. Come non provare un senso di sana invidia per quel collega inglese, a cui tutto sembrava insegnato nel migliore dei modi? La sensazione è quella comune a tanti nostri ragazzi, affamati di conoscenza, che, avendo studiato con autentica passione, ed essendosi sempre impegnati al massimo vivono la certezza di avere le capacità, ma non le opportunità. E, in un contesto dove la meritocrazia conta poco, vivono il rischio di vedere spegnersi a poco a poco l’entusiasmo, di vedere diminuire l’autostima, mentre intanto la vita passa.

meritocrazia

Carico d’entusiasmo, come tanti connazionali che oggi stanno seguendo le stesse orme, dopo avere vinto una borsa di studio, prese coraggio e scrisse al primario del Dipartimento di Oftalmologia pediatrica del Moorfields, e dopo i colloqui di rito, ottenne un lavoro per un anno. Scritto così sembra una favola, ma in realtà è prassi molto più comune di quanto sembra. In ambiti meno sclerotizzati di quelli cui siamo soliti assistere in Italia, accade spesso che a giovani di talento venga offerto un lavoro. Parola, lavoro, che oggi sembra più una chimera che il normale esito di un percorso di studio di successo. Oggi Maurino è ancora lì: ha conseguito tre specializzazioni in oftalmologia pediatrica e chirurgia dello strabismo, in clinica e chirurgia del glaucoma e poi in chirurgia dei trapianti di cornea e del segmento anteriore. Ed è proprio in quest’ultimo ambito che la sua attività è molto apprezzata.

oftalmologia pediatrica e chirurgia dello strabismo

Sono tante le malattie – cicatrici da traumi, ustioni, infezioni da lenti a contatto, complicanze della chirurgia rifrattiva, infiammazioni, distrofie – capaci di attaccare la cornea alterando irreversibilmente la sua delicata struttura. La perdita delle caratteristiche ottiche (trasparenza, levigatezza, regolarità, curvatura) riduce la qualità e la nitidezza delle immagini formate sul piano retinico, sino a diventare un problema assai serio per la nostra vita quotidiana. Se le terapie conservative (lenti a contatto terapeutiche, farmaci, laser) non risolvono il problema, si rende necessaria la sostituzione chirurgica della cornea con un trapianto di lembo da donatore. Maurino torna ad Aversa, sua città di origine, due volte al mese, nello studio che fu di suo padre e prima di lui di suo nonno e del bisnonno.

stazione aversa

Aiutato dal suo ottimismo e da validi colleghi che negli anni si sono dimostrati sempre entusiasti, motivati, anche quando le risorse erano scarse, Maurino ha creato un polo oftalmico a Castel Volturno dove ha portato l’esperienza e la competenza maturata in Inghilterra e dove da qualche anno si svolgono interventi di altissimo livello, in grado, in molti casi, di restituire la vista a pazienti anche molto gravi. Quello che sorprende e, per certi aspetti, fa arrabbiare, è che in Italia, rimanga una dimensione provinciale della professione medica, per cui è difficile – se non impossibile – trovare nei nostri ospedali medici di provenienza internazionale. Eppure l’Italia è patria di professionalità straordinarie. È diverso però l’ambiente di lavoro. Al Moorfields la metà dei primari è composta da non inglesi di nascita: americani, tedeschi, australiani e altri provenienti da mezzo mondo, un ambiente cosmopolita che rispecchia in pieno quello della città (il 50 per cento dei londinesi sono nati all’estero).

Group of doctors and nurses set in a hospital

Ed è diverso il sistema di carriera, completamente diverso da quello italiano: dà indipendenza ma chiede continuamente conto di quello che fai e come lo fai. Se in Italia il livello alto della nostra medicina è dovuto alla straordinaria capacità dei singoli medici, in Inghilterra il livello professionale medio è alto perché la medicina non la fa il singolo medico. La fa la struttura nel suo insieme. In Italia ci sono spesso grandi chirurghi ma poi manca la struttura, lo spirito di team e, in alcuni casi, l’organizzazione. Occorre ribaltare questa situazione. Il livello qualitativo dei nostri medici è straordinario e anche in Italia esistono strutture di eccellenza, ma sono spesso legate alla figura del medico che l’ha creata e la gestisce e, spesso, non sono in grado di sopravvivergli. Occorre invece fare in modo che la cura dell’eccellenza non sia dovuta solo all’entusiasmo del singolo, ma sia parte di un disegno strategico condiviso. Come, dal 1805, avviene al Moorfields.

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