“Rosso maniero!” è il grido goliardico con cui ex ed attuali allievi ricordano il palazzo della Scuola Militare Nunziatella. Arrampicata sulla collina di Pizzofalcone, a due passi dalla Caserma Bixio, la scuola sembra avvolta nelle riservatezze militari ma è parte di un cuore pulsante napoletano che da oltre due secoli e mezzo ha onorato la storia meridionale nelle armi, ma non solo.

Nato il luogo come complesso gesuita alla fine del XVI secolo, per volontà della marchesa Anna Mendoza della Valle, la sua chiesa della Santissima Annunziata fu rimaneggiata nel Settecento dal grande architetto Ferdinando Sanfelice, assumendo l’aspetto odierno. Così facendo, è divenuta piattaforma d’arrivo di eccelsi artisti, tra i quali un posto d’onore spetta al pittore Francesco De Mura, ma anche di devozione, ospitando tra le altre la tomba di San Francesco Saverio.

Ma è naturalmente quella militare la vocazione del luogo. Nell’ambito della generale riorganizzazione degli eserciti della tarda età moderna, Ferdinando IV di Borbone deputò la sede gesuita a scuola militare, dove fossero ospitati i cadetti delle più importanti famiglie per farne gli ufficiali di comando del Regno. E ciò sotto la diretta supervisione del re, che ne era il diretto comandante, in qualità di colonnello. Filiazione di questa idea fu la brigata dei Liparioti, ovvero la guardia privata del sovrano, simbolicamente erede dell’antico pretoriano e padre del moderno corazziere. La particolare educazione lì impartita fu da subito caratterizzata da una pluridisciplinarità scientifica e letteraria, che guidava il mero esercizio militare.

Si passava dalla guerra come fatto di aggressioni alla guerra come organizzazione scientifica e tecnica, fatta di manuali, mappe, tecnologie, gerarchie stabili, simboli e divise. Non è un caso, perciò, che fin dagli albori della sua storia maturassero uomini d’ingegno come il pugliese Giuseppe Saverio Poli, che alla Nunziatella insegnò geografia e storia, curandone lo splendido gabinetto di fisica, ancora allestito nelle sale di rappresentanza della scuola. Poli fu un’autorità scientifica, con studi attorno alla meteorologia, riprendendo le osservazioni di Benjamin Franklin sulle scariche elettriche e segnalandosi con i sei volumi degli Elementi di fisica sperimentale, più e più volte ristampati.

Tanto che lo stesso re lo assunse come precettore privato del principe suo figlio futuro Francesco I delle Due Sicilie. Ma Poli fece di più. Tra 1805 e 1806 tentò di unire la scienza alla poesia nel Viaggio celeste, sorta di poemetto astronomico-didascalico, dedicato allo stesso Ferdinando IV, che ad una premessa di carattere informativo e scientifico, fatta per non imbarazzare chi non avesse nemmeno i rudimenti di scienze, unisce uno sciogliersi di versi che spiegano la natura di pianeti, comete, orbite, e “stelle fisse”. Una chiamata al sapere universale e sempre in dialogo, dove stelle e muse convivono senza separazioni. Accanto agli strumenti fisici le memorie degli ex allievi, con particolare rilievo alle dotazioni belliche della prima Guerra Mondiale e ai suoi caduti provenienti dalle fila della scuola. Elmi, sciabole di rappresentanza, armi da fuoco e perfino un masso di Bassano, trasformato in monumento per le commemorazioni del primo conflitto.

Presenti anche diversi dipinti di rilievo, soprattutto ritratti di casa Savoia, provenienti dalla collezione Duca d’Aosta, ed altri pregevoli dipinti, tra cui Il corteo reale a Piedigrotta di Antonio Joli, in concessione dal Museo di San Martino, che unisce i caratteri della veduta topografica al soggetto storico, evidenziando le forme del potere nell’esibizione del rituale come suo stesso emblema, laddove la forza della tradizione è più spesso efficace di quella delle armi.

Si ringrazia il Personale della Scuola.