Sabato 8 ottobre la Basilica teatina di San Paolo Maggiore, in piazza San Gaetano a Napoli, gioiello del barocco la cui imponente facciata è stata da poco restituita alla città dopo un accurato restauro, è stata teatro di una intensa performance, con la messa in scena dello spettacolo di TeatroDanzaMusicale “La Cattedrale nel vento”, scritto e diretto da Yvonne Pouget, danzatrice e coreografa di origini napoletane.
Nella navata della chiesa trasformata in un palcoscenico si sono alternati danzatori e attori, vestiti di nero e poi di bianco, rappresentazioni dei concetti di vergogna e intimità, che da sempre hanno contraddistinto l’umanità. L’Antico Testamento, nel libro della Genesi, presenta la storia di Adamo ed Eva, considerati i progenitori della stirpe umana; i due sono nudi nel Paradiso Terrestre, e per loro è naturale esserlo, senza alcun imbarazzo.
Per i cristiani il senso della vergogna nasce nel momento del peccato, quando il primo uomo si lascia tentare dalla donna e mangia il frutto proibito dell’albero della conoscenza: in quel momento conosce, diviene consapevole, e nella sua consapevolezza scopre l’errore, la nudità, la vergogna per questa condizione che pure prima considerava assolutamente naturale.
Lo spettacolo ideato dalla Pouget unisce elementi di danza Butoh – il particolare modo di danzare di origine giapponese che mescola danza e teatro – , danza classica, recitazione, canto e musica dal vivo, e attraverso queste forme artistiche presenta l’intimità come uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano, a dispetto del senso di vergogna che nei secoli ha spesso impedito la manifestazione veramente libera del suo animo con tutte le sue sfaccettature.
Come la stessa Pouget spiega, la rappresentazione è stata concepita come “un invito agli spettatori a guardarsi dentro, a domandarsi che senso abbiano le maschere che portiamo nel quotidiano, o i ruoli che ognuno di noi impersona, e allo stesso tempo trovare il coraggio per disfarsene. In questo modo, con un’anima messa a nudo, poter ritrovare il rispetto per il proprio ‘Essere’, un ‘essere’ che il vortice della società moderna strappa e spinge in un abisso senza fine. Allo stesso modo, con un’anima ‘NUDA’, si può tentare di ricostruire il collegamento con quel ‘Paradiso perduto’.”
Insomma lo spettacolo, che ha visto Yvonne Pouget anche sulla scena, e tra gli altri protagonisti, per momenti di canto e recitazione, Gianni Lamagna – che ha entusiasmato il pubblico con il sentire intenso che sempre traspare nelle sue performances – , ha rappresentato in maniera estremamente originale, attraverso il multiforme linguaggio dell’arte, il senso del peccato e della vergogna, il desiderio di libertà, di intimità, di “nudità”.
A introdurre la serata è stato padre Carmine, un rappresentante della Comunità dei Padri Teatini di Napoli che si è fatta promotrice di questo spettacolo; così lo ha spiegato: “Gli esseri umani erano una cosa sola, un’armonia, una unità; l’anima era il corpo e il corpo era l’anima. L’esperienza di Adamo, con la pretesa di comprendere per dominare, portò la divisione in quell’armonia primordiale, ed è stato allora che l’uomo si è reso conto che il suo corpo era nudo e l’anima ha provato vergogna; la sua intimità era stata violata e da allora violabile. L’innocenza perduta per sempre gli porta il pianto, e alla voce di Dio la paura s’impossessa della sua anima: aspetta di essere punito. Mentre i suoi pensieri si fanno sempre più cupi sopraggiunge il Padre, comprende, sa che adesso la sua creatura non può più vivere nel Paradiso degli innocenti e, cuciti dei vestiti per lui e la moglie, li invia nel paradiso degli uomini. Indossare il vestito della misericordia potrà riportare Adamo all’unità primordiale”.
Buio e luce nella navata della basilica. Musica, canto, gesti, movimenti. Desiderio di intimità, di abbandono, vergogna, paura. Una performance di grande suggestione e di notevole valore artistico, intensa e forte. In piena consonanza con il concetto che esprime Yvonne Pouget: “L’arte deve restare un luogo per l’anima, deve bruciare di passione, deve essere radicale, coraggiosa e scomoda”.