La storia di Luciana Viviani, partigiana e politica napoletana sempre in prima linea nelle battaglie antifasciste e femministe del ‘900.
Classe 1917, figlia del celebre attore e commediografo Raffaele Viviani, Luciana Viviani è stata una partigiana e politica italiana, oltre che attivista per i diritti delle donne. Nata e cresciuta a Napoli in un ambiente libero e anticonformista, Luciana Viviani conobbe e fece suoi sin dall’adolescenza i valori cui avrebbe poi consacrato tutta la sua vita.
Nel corso degli anni universitari s’impegnò nella lotta antifascista, per poi laurearsi nel 1940 in Lingue e Letterature straniere. Successivamente si trasferì a Roma e, a partire dal 1945, lavorò nella Commissione femminile del PCI dedicandosi soprattutto alla riqualificazione dei quartieri popolari di Napoli, con una particolare attenzione per le donne e i bambini.
Così facendo provò a cambiare quella realtà che il padre Raffaele aveva già portato in scena con le sue opere teatrali. Dal padre, infatti, aveva ereditato il legame viscerale con Napoli e la capacità di osservarla, di raccontarla e di denunciarne (seppur con modalità e strumenti diversi) i problemi sociali.
Passionale e rivoluzionaria per definizione, Luciana partecipò alla fondazione dell’Unione Donne Italiane e ne seguì le vicende in qualità di dirigente, prendendo parte alle battaglie per l’emancipazione femminile, di cui ha lasciato traccia nel volume UDI: Laboratorio di politica delle donne, scritto insieme a Maria Michetti e Margherita Repetto.
Sempre nel periodo del dopoguerra contribuì alla fondazione del Comitato per la salvezza dei bambini di Napoli, organizzando la partenza di migliaia di bambini nelle regioni del centro e del nord Italia con quelli che sarebbero poi stati ribattezzati i ‘treni della felicità’. Per ben quattro legislature, dal 1948 al 1968, fu parlamentare alla Camera dei deputati.
Anche le tematiche più discusse degli anni ’70, come la maternità, la sessualità e l’aborto, la videro impegnata in prima linea con coraggio e con passione.
«Sono rimasta mezza napoletana e mezza comunista, sempre. La vita ho preferito viverla un piede dentro e uno fuori, perché si deve amare tutto, ma niente ci deve incatenare.»
Amore e libertà, manifesto della sua vita, sono infatti anche il filo conduttore di uno dei suoi libri, Le viceregine di Napoli, in cui la Viviani narra la storia di due donne forti e ribelli (proprio come l’autrice) che si muovono in una Napoli complessa e contraddittoria almeno tanto quanto quella reale.
Luciana Viviani si è spenta a Roma nel giugno 2012, ma nel corso della sua lunga vita non abbandonò mai gli ideali che ne avevano animato la gioventù, portando a compimento la missione che aveva scelto da sempre: scrivere la storia e non semplicemente stare a guardare.