L’ultima colata non ci seppellirà

Ecomostro-Alimuri
Ecomostro-Alimuri

Dall’ecomostro di Alimuri allo scheletro di Ostuni: perché è importate sensibilizzare.

È il 30 Novembre e tutti i presenti sulla spiaggia attendono che un’imminente esplosione dia la carica per un nuovo inizio. Sessanta chili di esplosivo restituiscono alla costa di Meta di Sorrento l’immagine integra del costone roccioso che cade in mare.
L’ecomostro di Alimuri, il rudere di ciò che sarebbe dovuto poi essere un albergo di lusso tra sfarzi e centocinquanta camere, il cui cemento per anni – sono cinquanta – ha sfregiato la costa, resta ora soltanto un ricordo, indelebile per la memoria, lontano per fortuna dagli occhi.

Scheletro di Ostuni

Alle 13.49 l’esplosione e la struttura tutta implode. Tutti esultano, chi a bordo della motonave “Croazia Jet”, messa a disposizione dalla compagnia Snav, chi dalla spiaggia. Centinaia di persone hanno immortalato l’evento con scatti e video. Esultano a bordo della motonave i sindaci di Vico Equense, Gennaro Cinque, e Meta, Giuseppe Tito. L’impresa ora sarà la fruibilità dell’area e la sua messa in sicurezza, con la pulizia dei fondali ed il trasporto in discarica dei cumuli di macerie.

Riusciranno i nostri eroi?

In questa, forse un tempo bella Italia, le cariche fatte brillare rappresentano l’ultimo capitolo di una lunga saga di racconti, ambientati su e giù, lungo milletrecento chilometri, attraverso lo scarpone. Le costruzioni si sostituiscono spesso al mero costrutto, al ritorno sociale vero e proprio, poiché se di costrutto vogliamo parlare ci sarebbe quello di assennati costruttori che con pratiche molto sbrigative “superano” i tempi della buona burocrazia, in attesa di sanatorie per megaimpanti privi di impianti fognari.

Si esagera?

Di abusivismo edilizio l’Italia ne è ormai satura: dieci, cento, mille Alimuri dunque. Per la speculazione edilizia sembrerebbe aprirsi una nuova stagione, l’abattimento diventa evento, e in assenza di più mirati interventi legislativi, che snelliscano le pratiche che combattano l’italico fenomeno, le esplosioni si inseriscono all’interno dei programmi di settimane della cultura e l’innaturale cemento diventa cornice per sagre e rappresentazioni. L’esempio fornito dalla bianca Ostuni è forse emblematico: in Aprile gli artificieri fecero brillare lo “Scheletro di Ostuni” che fiero troneggiava dagli anni Ottanta sulla Costa di Villanova, nel Brindisino. Il brillio di brevi istanti rientrò di diritto negli appuntamenti della “Settimana della bellezza”, organizzata da Legambiente.

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Ci spostiamo in Brianza per decifrare un altro emblematico caso. A Consonno, una frazione del comune di Olginate, in provincia di Lecco, il conte Mauro Bagno nel 1962 rilevò il borgo agricolo, lo rase al suolo e con lungimiranza, prevedendo buoni introiti, attraverso il dono della preveggenza, gettò un’unica grande colata per quella che poi non sarebbe diventata “la città dei balocchi”. Fu un epilogo, anche questo preannunciato: il sogno del parco di divertimenti con sale da ballo, negozi e giostre ebbe pochi anni di vita. Oggi della “Las Vegas brianzola” oltre al cemento è resistita un’associazione “Amici di Consonno”, che organizza feste e sagre per strappare Consonno dalla solitudine in cui versa da una quarantina di anni a questa parte.

Consonno

È suggestivo aggirarsi tra i ruderi di una moderna città fantasma, passeggiando o pedalando, in compagnia di amici o familiari. A Torre Mileto, all’interno del comune  di Lesina, nel foggiano si può fare anche questo: un lembo di terra tra il Lago di Lesina ed il mare, dodici chilometri di costa, quattrocentocinquanta ettari di terreno per cinquecento metri quadri di larghezza, in un’area dichiarata dall’Unione Europea Sito di Importanza comunitaria (SIC) e Zona di Protezione speciale (ZPS), sulle rotte di numerose specie di uccelli migratori. Se poi tralasciamo che l’intero complesso, la cui gestione elettrica e delle acque è ogetto di aspre critiche, per condizioni di rifornimento elettrico e dinamiche di scolo, sorge all’interno del Parco del Gargano, “che fuma – tra le tante cose – con tutte quelle foreste accese”, tanto per citare il molfettese Caparezza, comprendiamo dubbi e perplessità circa il giovane cantiere fantasma, che ebbe principio negli anni Settanta.

caparezza

La sensibilizzazione è fondamentale poiché l’abusivismo nasce e cresce, come la stragrande maggioranza delle attività illegali, come fenomeno sociale figlio di uno spirito antidemocratico. L’evento, l’implosione, l’appuntamento diventano occasioni per discutere del problema ed il flash del fotografo o le scolaresche invitate ad assistere sedimentano la consapevolezza critica nei confronti di quanto vi fu di distorto nel costruire. A dispetto di un’ultima e letale colata che incombe su di noi, invochiamo un decisivo intervento governativo, e nell’attesa condividiamo il video in cui milleduecento cariche brillando restituiscono alla costa un naturale paesaggio.

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