Mai più senza il MAI

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Rinasce il MAI, Museo Artistico Industriale dell’ISIS “U.Boccioni-F.Palizzi” di Napoli

È un sogno di primavera, quello del Museo Artistico Industriale dell’ISIS “U. Boccioni – F. Palizzi” di Napoli, che finalmente ritorna alla luce. Nuovo è infatti il progetto di riqualificazione che ha portato, già nel corso dei precedenti anni, ad un riallestimento delle sale di uno dei più preziosi (e sconosciuti) musei del territorio.

Il MAI

Non infatti di un ‘consueto’ museo scolastico  di cimeli si tratta, ma di un sito museale ricco di un patrimonio storico-artistico e decorativo la cui legittima ambizione è la restituzione alla fruibilità. Sito nel plesso storico di Piazzetta Demetrio Salazar, giusto alle spalle di Piazza del Plebiscito, il Museo, che attualmente offre diverse sale allestite, è anzitutto figlio del lascito di Gaetano Filangieri, conoscitore, mecenate e fondatore dell’Istituto, nel 1882. Comprendente diverse opere dello stesso Filippo Palizzi, cui è dedicata un’intera sala pittorica e scultorea, che si intrecciano con opere, tra gli altri, di Domenico Morelli e di Francesco Jerace, il MAI si configura come un polo collezionistico ed espositivo rappresentante della più alta cultura figurativa tra XIX e XX secolo.

Accanto a queste opere, segue un folto numero di produzioni industriali d’arte, come ceramica, argenti e gioielleria provenienti dalle più rinomate officine storiche d’Europa e d’Asia. Queste fanno pendant con le produzioni storiche dello stesso Istituto, e raccontano la grande stagione dell’eclettismo e del liberty, di una Napoli ancora innervata di energie artistiche, da capitale culturale europea. Manifatture di Sèvres, di Castelli d’Abruzzo, di B&C di Copenaghen, di Ginori, solo per dirne alcune.

L’inaugurazione

Con l’inaugurazione del 31 maggio 2023, è stata possibile l’apertura delle due sale “Novecento”, grazie al lavoro di catalogazione svolto dagli stessi studenti dell’ISIS con la prof.ssa Flavia Alfano. Per il progetto di ‘rinascita’, oltre al contributo dello Staff di presidenza ed ai docenti dell’ISIS, e particolarmente del repertorio fotografico del prof. Giuseppe Esposito, il MAI si è avvalso della collaborazione delle dottoresse Lucia Arbace e Rosa Romano.

La vicenda rimonta al 2018, quando un bando PON ha avviato un cantiere che aveva anzitutto per scopo la conoscenza preliminare dei beni, essendo stato il museo chiuso per molto tempo, ma che fa parte della scuola dalla sua nascita, assieme alle officine di produzione. Il MAI può infatti esser definito un museo ‘fattuale’, ovvero formativo e stimolante, dal valore pedagogico per gli studenti di un tempo e di oggi, chiamati a trarne beneficio per la loro stessa formazione.

Sottolinea Flavia Alfano:

«Non di una sola straordinaria serie di oggetti raccolti parliamo. Si tratta piuttosto di far risaltare la tecnologia e la ricerca avanzatissima che ha prodotto questi reperti, e che quindi ha permesso al MAI di esser stato luogo d’avanguardia».

Lo scopo del museo

Oggi, infatti, la bellezza non è più una serie di regole solo estetiche, ma deve ‘funzionare’ – ha ancora sottolineato la Alfano – cercando l’inclusione di tutti gli studenti. L’inclusività però non deve snaturarsi in una narrazione ‘frivola’ del MAI, la cui comunicazione si avvale di 61 fogli di sala per circa 200 pezzi.

Scopo primario del museo è raccontare il design, esprimibile in tutte le sue tecniche e materiali, e ritrovare la sua connotazione pedagogica per gli studenti, chiamati qui a farsi tra i migliori artisti ed artigiani della scena internazionale, avendo per esempio le mani e i lavori dei grandi. Quei grandi stati, come loro però, anzitutto studenti.

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