Mann, i lavori di restauro del Mosaico di Alessandro

MANN
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Appena due giorni fa sono partiti, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), i lavori di intervento di uno dei reperti archeologici più importanti conservati nel museo: il grande mosaico che raffigura il re macedone Alessandro Bagno durante la Battaglia di Isso.

Lo stato del mosaico

Ritrovato nel 1831 a Pompei, era originariamente collocato nella pavimentazione della Casa del Fauno. Comprende circa un milione e mezzo di tessere e pesa ben sette tonnellate. Spostato a Napoli nel 1843, si trova ora al primo piano del MANN dal 1916. Realizzato intorno al 100 a.C. è uno dei tesori dell’antichità ed ha incantato visitatori da tutto il mondo, tra cui Goethe. Ad oggi, il mosaico presenta il distacco di alcune tessere, lesioni varie, rigonfiamenti e una depressione che interessa la zona centrale destra.

Il restauro

Per questi motivi si è visto doveroso iniziare un attento lavoro di restauro complessivo, da sempre però in dubbio per via della delicatezza e dell’importanza del reperto. Negli anni si sono perpetuati piccoli restauri per tentare di risanare delle microfratture, tutt’ora presenti. L’ultimo intervento è stato comunque preceduto da un attenta campagna diagnostica. Il primo atto, nel 2015, ha riguardato un’attenta analisi del suo stato complessivo. Nel 2018 invece, insieme all’Università del Molise e al CNR, è stato eseguito il rilievo di dettaglio. Eseguito con la fotogrammetria ad alta risoluzione, ha generato un modello tridimensionale del mosaico. Da qui è stato possibile rilevare fratture e fessure non visibili ad occhio nudo.

L’intervento

I restauratori potranno operare grazie a degli speciali visori intelligenti (grazie a un progetto Tim in collaborazione con Ntt Data). Con i visori, i restauratori potranno lavorare sul retro del mosaico controllando gli effetti del lavoro negli strati anteriori. Le informazioni pervenute tramite i visori saranno le medesime pervenute nelle precedenti fasi diagnostiche. Grazie alla tecnologia 5G, le operazioni potranno essere seguite in simultanea dai tecnici del Museo, ma non solo. Collegati da ogni parte del globo, infatti, altri restauratori seguiranno l’intervento. Fa parte della volontà del MANN di rendere il lavoro totalmente trasparente.

Durata dei lavori

Come si può immaginare, il lavoro richiederà del tempo, ma meno di quanto ci si potrebbe aspettare. Si calcola una durata di circa sette mesi, con partenza fissata a questa primavera. Come accennato, il MANN non opererà da solo. Oltre alla partneship con Tim e Ntt Data, parteciperanno anche varie università (tra cui quella del Molise), l’ICR (Istituto centrale per il estauro) e il Cracs (Center for Research on Archeometry and Conservation Science). Grazie a questo sforzo sinergico, tra un anno assisteremo alla mostra “Alessandro e la via delle Indie”, in cui capeggerà il mosaico restaurato.

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