“Venghino signori, venghino”. In via Massimo Stanzione, al civico 10, sta per arrivare il “circo”. Ci sono stralci di locandine di Massimo Sirelli che annunciano la venuta del tendone smontabile.
Sono invitati curiosi e sognatori che vogliano assistere ad acrobazie, giochi di prestigio e fachiri sputafuoco.
Dell’attesa stessa del grande spettacolo si alimenta la mostra “Circ’unnario” dell’artista Massimo Sirelli, che propone la propria collezione di locandine su futuri spettacoli circensi.
Presso l’AM Studio Art Gallery, a partire dallo scorso venerdì 13 aprile e sino al 5 maggio, è possibile ammirare l’icona pop per eccellenza, che per l’artista Massimo Sirelli non è Marilyn. La mitologica Moira Orfei, stilizzata sui manifesti con sgargianti colori, inviterà tutti a varcare la soglia del tendone ed assistere al grande circo della vita.
Dove l’artista abbia trovato le locandine? Chiaramente, in strada. I poster, zeppi di quelle impronte tipiche di certi documenti costretti ad un’esposizione perenne alle intemperie ed al passaggio di uomini, offrono ancora una volta lo spunto per una considerazione a proposito del divenire: proprio come non si può discendere due volte nello stesso fiume, allo stesso modo gli uomini si troveranno al cospetto di muri sempre nuovi che si arricchiscono con le tracce lasciate da coloro che Sirelli ha definito predatori urbani.
“Sono stato spettatore di ciò che intanto avveniva. – racconta Sirelli – La mostra vuole essere la ricostruzione di un plastico, di una scena della strada”. Compiendo a ritroso il percorso artistico ed umano di Sirelli comprenderemmo quanto questa mostra sia una sua naturale evoluzione.
Il risultato è un connubio tra tecniche ed intime esperienze: “Sono stato spettatore ed attore di questa ricostruzione, con la quale voglio raccontare queste mie visioni urbane”. Non emerge un pretenzioso messaggio universale ma il candido rapporto tra il colore ed il cemento.
“Possiamo individuare il bello – prosegue l’artista – anche in apparenti stralci di periferia degradata. Quando mi trovo a passare al di sotto di alcuni cavalcavia, resto sbalordito. Mi imbatto in questi poster, alle volte lacerati oppure sporchi di smog, e li trovo meravigliosi. Dobbiamo imparare a guardare in maniera differente ciò che ci circonda”. Sirelli espone gli annunci di spettacoli circensi ma dal circo raggiunge il circondario, l’isolato, il quartiere con i suoi potenziali spettatori e le sue attrazioni.
L’artista invita ad essere spettatori, a prendere consapevolezza di una realtà mutevole. Ed il titolo è la summa delle proprie considerazioni: “Volevo che il titolo della mostra dialogasse con la lingua napoletana. Ne è venuto fuori un meraviglioso gioco di parole. La parola napoletana racchiude in sé il circo, appunto il circo che ti circonda”. Tra le opere esposte, tra le attrazioni per grandi e bambini, sono inoltre presenti assemblaggi di latta e bulloni, piccoli robot che Massimo Carpentieri, il curatore della mostra, nella presentazione ha definito “la firma” di Sirelli. Chi avesse voglia di meravigliarsi è invitato. Il circo sta per arrivare in città. “Venghino signori, venghino”.