“Napoli risorgerà se tutti lo vogliamo”. Con queste parole il generale di Corpo d’Armata Franco Mottola, dopo aver lasciato l’incarico di Comandante Interregionale dei Carabinieri, ha siglato il suo pensiero sulle condizioni della città in cui ha scelto di vivere anche dopo il congedo con la sua famiglia, composta dalla moglie Maria Caterina Patrizi e dai tre figli Teresa, Ludovica e Alberto.
Nato a Vairano, Mottola ha iniziato la sua carriera militare a Napoli nel 1966, nella Scuola Militare Nunziatella: nel suo curriculum ben quattro lauree in Giurisprudenza, Scienze Politiche, in Scienze Internazionali e Diplomatiche e Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna e molte medaglie prestigiose tra cui la Mauriziana e quella d’Oro al Merito di Lungo Comando.
Profondo conoscitore della realtà napoletana per aver prestato servizio nella Compagnia Vomero, al Nucleo Radiomobile e anche al Comando della Legione Campania, è tornato poi – in chiusura di una carriera che definire eccezionale è dire poco – alla guida del Comando Interregionale Carabinieri “Ogaden”, che ha competenza sulle Regioni Campania, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata. Abbiamo intervistato il generale per “l’Espresso napoletano”.
Generale, qual è la situazione in merito a ordine e sicurezza della città?
“Ci sono molti problemi di sicurezza nell’area metropolitana di Napoli che va oltre i confini della città, comprendendo l’area sud ovest della provincia di Caserta e quella settentrionale della provincia di Salerno dove – oltre alla criminalità organizzata e alla criminalità comune dedite ai reati di spaccio di sostanze stupefacenti e a quelli contro il patrimonio con frequenti atti di violenza – dobbiamo registrare anche un’insofferenza alle regole di vaste fasce della popolazione.”
Gli abitanti di queste zone sono soggetti a soprusi?
“Sì, la convivenza civile è fortemente compromessa da uno stato di illegalità diffusa che non attiene esclusivamente alla commissione di delitti ma che si riversa nel vivere quotidiano della gente a causa di comportamenti di vita di molti cittadini che con arroganza e prevaricazione disturbano la quiete e mortificano la libertà personale dei cittadini.”
Si tratta di zone già a rischio per la loro collocazione?
“ È risaputo che certe periferie hanno una configurazione urbanistica priva di verde pubblico e di strutture ricreative, indispensabili per una buona qualità della vita; inoltre incidono anche la sovrappopolazione che a Napoli registra indici altissimi (8000 abitanti per kmq contro i 2300 della capitale), la dispersione scolastica e il disagio dei giovani che abbandonano gli studi e – non avendo possibilità di occupazione né famiglie solide con forti valori etici alle spalle – finiscono presto a ingrossare le file della malavita.”
Quali sono le possibili soluzioni a suo avviso?
“ In primis il lavoro che è un fattore determinante perché quando manca e non ci sono prospettive economiche che rendano accessibile e più diffuso il benessere guadagnato lecitamente si crea uno stato di insoddisfazione e malessere, alimentato anche dal senso di impunità – divenuto più forte a causa di una legislazione che vanifica la certezza della pena con troppi benefici –che inclina molti soggetti alla devianza: occorre un risveglio delle coscienze, che vi siano leggi virtuose, interventi forti e diffusi sul piano sociale da parte di tutti, istituzioni, enti, volontariato, associazioni culturali laiche e di ispirazione cattolica, per togliere i ragazzi dalla strada con scuole a tempo pieno, laboratori artigianali, centri sportivi, luoghi di formazione e aggregazione. Napoli può farcela e io sono fermamente convinto che ce la farà.”