La cultura protagonista al Premio Napoli c’è, che ogni anno l’Espresso napoletano assegna a personalità che a Napoli e in Campania si siano distinte nei loro ambiti professionali per l’affermazione di valori, quei valori che la rivista si sforza ogni mese di diffondere, e che costituiscono la parte bella di Napoli, il suo positivo, quel lato meravigliosamente partenopeo della “Napoli che c’è” che non tutti ancora hanno imparato a riconoscere.
I premi di questa XIII edizione sono stati assegnati ieri al Teatro Acacia, in una serata condotta da Gino Rivieccio e Veronica Maya che ha visto numerosi ospiti alternarsi sul palcoscenico, davanti a un pubblico folto e affezionato e a numerose autorità. La serata si è aperta con un’esibizione di Marcantonio Scaramuzza, che ha eseguito Miss, mia cara miss nei panni del grande Totò, doveroso omaggio a un illustre figlio di Napoli nell’anno a lui dedicato.
Dopo i saluti di rito dei presentatori, e il ringraziamento agli sponsor della serata (Università Telematica Pegaso, EPM, Banca di Credito Cooperativo di Napoli, Caffen, Castiello Viaggi, Euronics gruppo Tufano by Cafarelli, Fadep, Gallotti gioielli, Gran Caffè Gambrinus, Innovaplast, Pastificio Ferrara, Pausilya Therme, Schiano biciclette, Studio legale Mazzeo and Partners), via alle premiazioni.
Il primo a ricevere il Premio – una scultura realizzata appositamente per l’Espresso napoletano dall’artista Lello Esposito – è stato Paolo Giulierini, direttore del MANN, una delle eccellenze partenopee in campo museale, che negli ultimi anni ha saputo conquistare la città e i giovani in particolare con iniziative stimolanti; sul palco a premiare il procuratore Luigi Riello.
A seguire, Premio Napoli c’è a Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Paestum, un luogo magico che grazie alla nuova, giovane guida si sta aprendo sempre di più al territorio, responsabilizzando i cittadini e invitandoli a sentire come “loro” le antiche pietre dei templi; Zuchtriegel è stato premiato dall’onorevole Antimo Cesaro, sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Spazio quindi ai classici della canzone partenopea con il tenore Carmine De Domenico, che ha presentato Era de maggio e Desiderio, e il soprano Raffaela Carotenuto, che si è esibita in Voce ’e notte, in un momento di grande intensità. Ancora la cultura protagonista con il Premio a Gennaro Rispoli, direttore del Complesso degli Incurabili e del Museo delle Arti Sanitarie, ad Andrea Viliani, direttore del Museo Madre, e a Pierpaolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti contemporanee.
A premiare Rispoli è stato Catello Maresca, Sostituto Procuratore della Repubblica Gruppo Antiterrorismo e reati contro la pubblica amministrazione, che ha conquistato la platea esprimendo il suo amore per la città di Napoli, che come ha affermato: “Non diventerà mai Gomorra…perché è tanto altro oltre il crimine, oltre il negativo…se si sa guardare bene, davvero Napoli c’è!”. Grande l’entusiasmo di Andrea Viliani e Pierpaolo Forte per il riconoscimento del loro lavoro, che sta rendendo Napoli città sempre più aperta al contemporaneo, pur se in grado – come il Madre sta dimostrando attraverso le sue iniziative – di dialogare con l’antico; a premiarli il sindaco Luigi de Magistris.
Un nuovo momento di spettacolo ha visto ancora protagonista Marcantonio Scaramuzza, che ha simpaticamente interagito con Veronica Maya nei panni di Mina in uno sketch in cui interpretava nuovamente Totò; quindi Totò si è intrattenuto a dialogare con altri grandi della commedia targata Partenope, Eduardo de Crescenzo e Massimo Troisi. Ancora una volta sul palcoscenico del Premio Napoli c’è è salito il cardinale Crescenzio Sepe, da sempre amico de l’Espresso napoletano, che ha premiato l’imprenditore Salvatore Naldi e Lina Sastri, anima partenopea, cantante, attrice e regista.
Naldi, che con il suo impegno e il lavoro indefesso ha costruito il “Salvatore Naldi Group”, che si occupa di accoglienza alberghiera ad alto livello, ha voluto mettere in evidenza in particolare la sua collaborazione con l’opera Don Guanella, in prima linea per l’educazione e la formazione professionale dei giovani svantaggiati; questo il suo invito: “Sono tanti quelli che soffrono nella nostra città, e quanti possono, a Napoli, devono fare beneficenza!”.
Lina Sastri, dopo aver ricevuto il Premio, ha regalato al pubblico un’interpretazione intensissima di una sua poesia, tratta dal volume Pensieri all’improvviso, edito da Guida, in un momento di grande emozione. A salutare il pubblico e il cardinale Sepe è salito sul palco Rosario Bianco, direttore de l’Espresso napoletano e ideatore del Premio, che ha donato all’arcivescovo, in vista della prossima Asta di Beneficenza – in programma il 15 dicembre – una splendida Natività del maestro scultore Mario Messina di Caltagirone, un ottantenne che ancora porta avanti l’antica tradizione locale.
Ancora un momento di spettacolo con i PanamaGroupMusic, che si sono esibiti nella canzone La voce del silenzio, omaggio allo scomparso Paolo Limiti; quindi, l’atteso show di Gino Rivieccio. Spazio dunque ancora alle premiazioni: l’avvocato Lorenzo Mazzeo, “un lucano che ha adottato Napoli e che Napoli ha adottato”, è stato premiato da Vincenzo Galgano, già Procuratore generale di Napoli, mentre Gianni Pignatelli, patron del ristorante Le Arcate, una delle eccellenze nel panorama della gastronomia napoletana, è stato premiato da Amedeo Manzo, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Napoli.
Proprio il presidente Manzo ha consegnato a Ugo Cilento, della maison Cilento, sartoria operante a Napoli dal 1780, il Premio #Vivinapoletano, nato quest’anno all’interno del Premio Napoli c’è, espressione della collaborazione tra l’Espresso napoletano e la Banca di Credito Cooperativo di Napoli. Altri premiati della serata Anna Maria Minicucci, direttore generale dell’Azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon – che ha ricevuto il riconoscimento dalle mani del Generale di Corpo d’Armata Comandante Interregionale dei Carabinieri “OGADEN” Giovanni Nistri – e Vincenzo Staiano, il cosiddetto “pizzaiolo del Papa”, che ha saputo rendere la sua professione di pizzaiolo un’arte al servizio degli altri, che insegna ai ragazzi in difficoltà per garantire loro possibili sbocchi occupazionali – che è stato premiato da Ettore Ferrara, presidente del Tribunale di Napoli.
Il sipario sulla piacevolissima serata finale della XIII edizione del Premio Napoli c’è si è chiuso ancora sulle note di due canzoni della splendida tradizione partenopea: Tammurriata nera, eseguita da Raffaela Carotenuto, e Dicitencello vuie, cantata da Carmine De Domenico. Nel corso della serata, sono saliti sul palcoscenico anche l’artista Lello Esposito e lo scrittore Jean Noel Schifano, che hanno arricchito con le loro testimonianze una manifestazione che ancora una volta ha voluto dimostrare che…Napoli c’è.