Napoli’Den İstanbul’A. Il 2019 di Di Meo Vini e Arte

Di meo
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Ogni anno, da 17 anni, l’associazione Di Meo Vini ad Arte, presieduta da Generoso Di Meo, stabilisce una simbiosi tra Napoli e le città più affascinanti del mondo. Protagonista del 2019 sarà Instabul con le sue meraviglie. Sabato prossimo, il Ciragan Palace di di Istanbul, la sontuosa residenza voluta dal sultano Abdülâziz, ospiterà la cerimonia di gala internazionale di presentazione del Calendario Di Meo.

Napoli’Den İstanbul’A: la cerimonia di gala internazionale

Già insignito dalla Camera dei deputati dell’Italian Talent Award per il suo ruolo di ambasciatore del made in Italy, Generoso Di Meo racchiude in 12 mesi, la cultura e le architetture, le musiche e il caffè, il golfo e il bosforo, i canti processionali nelle basiliche e le preghiere dei müezzin nei minareti.
Le pitture, i diamanti, le canzoni. È l’essenza del Mediterraneo, ieri e oggi ancora.
Un gala di valore mondiale a cui parteciperà un parterre di intellettuali, studiosi, artisti, altezze reali, celebrities, manager – in arrivo da Vienna, Montecarlo, Palermo, Roma, Ginevra, Parigi, Venezia, Bogotà – durante il quale verrà presentato ufficialmente il calendario che rende concreto, sensibile e elegante il gemellaggio tra Napoli e la città cerniera Europa|Asia.

Nel vorticoso viaggio visivo sulla rotta che conduce dai palazzi dei decumani cristiani ai quartieri antichi dell’islam interviene il fotografo Massimo Listri che con occhio sensuale e scrupoloso ritrae in dodici inquadrature ad hoc scene, storie, emozioni e personaggi che riassumono la convivenza, la rivalità, il dinamismo delle due capitali.

Dal Topkapi Palace al dipinto dell’Ambasceria turca a Napoli (opera di Giuseppe Bonito custodita nel Palazzo Reale di piazza Plebiscito); dalla Moschea Kilic Ali Pasa al Ballo dell’ape nell’harem conservato nel Museo di Capodimonte. Fino al Palazzo di Venezia (sede dell’ex ambasciata italiana a Istanbul), agli hamam, alla Cisterna Basilica di Sultanahmet. Ciascuna fotografia gode di un testo narrativo|emotivo a firma di rare personalità: tra le altre, Ilber Ortayli, Rosita D’Amora, Dinko Fabris, Nedim Gürsel, Silvia Ronchey, Carmine Romano.

A Istanbul, nella cerimonia di sabato 17 novembre al Çiragan Palace, il fuoco della danza collettiva avrà quale fonte privilegiata Ayhan Sicimoglu e la band di 11 elementi che pulsa mood turco-latino-cumbia: ne sono sintesi İstanbul pas Costantinople, Birakma Beni (quasi derivasse da Underground di Emir Kusturica), Historia de un amor (hit di Luis Miguel). A seguire, in consolle, Dj Ghiaccioli e Branzini: originario di Torino, autore di remix per Fabi|Silvestri|Gazzè e Peppe Voltarelli, è abile nel frullare beat vintage, atmosfere jazzy e suoni funk.

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Il concept – Di Meo

Un’intesa cosmopolita che nei secoli è stata crudele, per via del business degli schiavi nel ‘600 documentato nei carteggi protetti nell’Archivio storico del Banco di Napoli, e però pure comica: prima con la farsa Nu turco napulitano di Eduardo Scarpetta (1888) poi con l’adattamento cinematografico Un turco napoletano (1953), di cui fu protagonista Totò. Che nel suo certificato di nascita fu riconosciuto Principe di Bisanzio (e della risata). E ancora, la relazione espressa nelle canzoni e nel teatro d’opera, nei Trattati di pace e commercio, nelle statuine del presepe in esposizione alla Certosa di San Martino, o nelle mutazioni dei nomi: Parthènope_Neapolis_Napoli, da un lato. Dall’altro, Bisanzio_Costantinopoli_Istanbul.

Sono numerosi, i capitoli che accomunano – in un audace romanzo contemporaneo – le identità di Napoli e Istanbul. Storie di çelenk con diamanti e di spedizioni militari, di pellicce di zibellino e di tessuti pregiati. Di makaronya, tendenze e idee alimentari antiche e moderne. Di fratellanza tra il caffè e il cahve. Di estasi circolare dei dervisci e di trance roteante figlia delle tarantelle.

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Tra le pagine del calendario

Il Calendario Di Meo conduce per mano, pagina dopo pagina, alla scoperta della lingua turchesca e delle architetture, dei rituali sociali e degli strumenti musicali. Se il calascione imbracciato da Pulcinella è parente al bouzouki e al saz, fra Napoli e Istanbul trovano simbiosi le moresche e i balli cantati; le scoperte dei 6 cataloghi agonistici per i Sebastà (giochi isolimpici) rinvenuti negli scavi archeologici della metropolitana di piazza Nicola Amore. Racconti di muratori e manovali emigrati dal Sud Italia fino alle terre del mar di Marmara, personaggi della commedia dell’arte che diventano icone del palcoscenico turco. Minareti, cupole, piazze bizzarre e bazar, che sono duplice folgorazione per chi salpa dai porti ottomani ai moli partenopei, quando un Trattato di pace, navigazione e commercio stabilisce (1740) nuove modalità civico|economiche tra i due territori secondo le volontà del sultano Mahmud I e re Carlo di Borbone. E poi c’è il cinema di Ferzan Ozpetek, in bilico tra i veli di Napoli e le onde del Bosforo in un mulinello di sensualità e fantasmi. Una storia lunga, appassionante, ininterrotta. Che mai trascura quel ritmo romantico e soave che ci fa intonare Sorrento’ya geri don|Torna a Surriento. E noi torniamo a Istanbul …

L’edizione numero 17 del Calendario Di Meo – tra le precedenti si possono ricordare Lisbona, Vienna, Mosca, Parigi, Marrakech, Londra – pone una accanto all’altra due popolazioni che già a tavola trovano convivenza e complicità. Dal caffè al pescato fresco alle evoluzioni della pizza. È, dunque, un esperimento ogni volta elettrizzante, la mission svolta dall’associazione Di Meo Vini ad Arte, che stagione dopo stagione trova sostenitori-aficionados che non vogliono mancare alle soirée di lancio internazionale del prestigioso oggetto da collezione. Cui contribuisce anche il brand Gallo, il cui patron Giuseppe Colombo ha ideato per questa occasione uno speciale calzino limited edition sul concept Istanbul addosso: superficie blu scuro e temi decorativi ispirati agli ambienti del Topkapi Palace con stilizzazioni di ornati ottomani. È il senso e la mission di questo insolito Calendario. Che è, indiscutibilmente, un ponte privilegiato per la conoscenza culturale contemporanea, anche grazie all’adesione di speciali partner: Metropolitana di Napoli, il gruppo Tangari Koller, Tecno, Tramontano, Ranieri Impiantistica, Rosso Pomodoro, Graded, Genera Group e Fontel.

 

 

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