Si è spento oggi a Roma, all’età di quasi 91 anni, un emblema della “napoletanità”: Luciano De Crescenzo, artista poliedrico e appassionato cantore della nostra città. Era ricoverato da alcuni giorni per le complicazioni di una polmonite, ma da tempo ormai le sue condizioni di salute erano precarie a causa di una malattia neurologica degenerativa.
Luciano nacque il 20 agosto 1928 nel borgo di Santa Lucia e, per una curiosa coincidenza, abitò nello stesso stabile del suo storico amico Carlo Pedersoli, noto come Bud Spencer.
Allievo e grandissimo ammiratore del grande matematico napoletano Renato Caccioppoli, De Crescenzo si laureò a pieni voti in ingegneria idraulica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, per poi essere assunto a Milano dalla IBM Italia come rappresentante commerciale. La sua passione per la scrittura era però incontenibile, al punto che decise di dedicarvisi completamente abbandonando la carriera da ingegnere. A battezzare Luciano De Crescenzo come scrittore di successo fu già la sua prima opera “Così parlò Bellavista” che, complice il talk show “Bontà loro” di Maurizio Costanzo, vendette più di 600.000 copie e fu tradotto anche in giapponese, diventando un vero e proprio caso letterario. Era però soltanto il primo passo di un cammino glorioso, segnato da ben cinquanta libri, tradotti in 19 lingue e diffusi in 25 paesi, per un totale di 18 milioni di copie vendute nel mondo.
All’attività di scrittore, Luciano De Crescenzo ha sempre affiancato quella di divulgatore, capace com’era di raccontare in maniera leggera e ironica la filosofia antica, rendendola accessibile ma non per questo banale. Fu così, infatti, che giunse a condurre sulle reti Rai una trasmissione televisiva sui miti e sulle leggende degli antichi greci, poi pubblicata da Mondadori e ritrasmessa da Mediaset.
Non meno clamore hanno riscosso le sue esperienze da attore: “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore, “Sabato, domenica e lunedì” accanto a Sofia Loren, “Croce e Delizia”, “Così parlò Bellavista”, sono solo alcuni dei film che l’hanno visto ora interprete, ora regista.
Amante della sua e della nostra città, ha sempre mantenuto con Napoli un legame profondo, come testimoniano le numerose opere con cui ha omaggiato la tradizione partenopea. Una fra tutte “Napolitudine. Dialoghi sulla vita, la felicità e la smania ‘e turnà”, libro scritto con Alessandro Siani (e pubblicato appena qualche mese fa) per raccontare il particolare sentimento di nostalgia che attanaglia chiunque abbia conosciuto e poi lasciato Napoli.
E allora chissà se esiste un nome per descrivere anche il sentimento inverso, per spiegare ciò che Napoli prova ogni volta che vede scomparire uno dei suoi simboli, un po’ com’è accaduto con Massimo Troisi, Pino Daniele, oppure oggi con “l’ingegnere-filosofo”, un appellativo che sembra riassumere perfettamente l’approfondita conoscenza della cultura classica ed il linguaggio immediato e coinvolgente che ben si conciliavano nel mitico Luciano De Crescenzo.