“Napule è mille culure, Napule è mille paure, Napule è ‘a voce d’ ‘e criature, che saglie chianu chianu, e tu sai ca nun si sule”.
Oggi, soli lo siamo un po’ di più, perché quella voce ci ha lasciati. Una voce tal volta pura e naif, come quella dei ragazzi di Napoli, mai lontana dalla realtà dei vicoli della sua città, altre volte arrabbiata, aggressiva, che con le sue inimitabili caratteristiche ha reso Pino Daniele un interprete di spicco della canzone prima napoletana, poi italiana; tanto da permettergli di dialogare musicalmente “alla pari” con il gotha del jazz-blues mondiale.
Pino Daniele, però, non è stato solo un sopraffino cantautore, un immenso artista, ma anche un impareggiabile ambasciatore della nostra città, che ha saputo cantare tutti gli aspetti di Napoli, rendendoli familiari, se non cari, anche ai cuori meno vicini al capoluogo campano. Il cantautore partenopeo non ci ha solo accompagnati con le sue note, e le parole sempre “giuste” nel far vibrare le corde dell’animo, ma facendoci riscoprire, e tal volta insegnandoci, l’orgoglio di essere napoletani.
Lo studio, la comprensione, l’assorbimento, anche mediante le sue musicalità, della cultura partenopea è il messaggio che il grande artista non ha mai smesso di professare, e che ha conferito alla figura dell’artista una tridimensionalità unica nel suo genere, tanto da annoverarlo a pieno titolo in quell’olimpo già occupato da Massimo Troisi, Eduardo De Filippo e Totò prima di lui.
Di particolare incisività, a tal proposito, e quale monito per la città tutta, sono state le parole di Rosaria Troisi, sorella di Massimo,”Oggi vedo molta volgarità intorno a noi. Mi pare che si stiano facendo dei passi indietro. Come se le cose contro cui Pino e Massimo hanno lottato, la rozzezza, la superficialità, la sciatteria, stessero ritornando. Ma sono certa che la loro luce trionferà anche su queste brutture”.
Al di là delle polemiche: quelle relative alla camera ardente – chiusa in anticipo ai fan venuti da ogni parte d’Italia -, alle esequie – in primis previste a Roma, quindi estese, solo “in seconda battuta”, anche a Napoli -, le diatribe riguardanti la concordanza o discordanza con le parole dei figli o dei parenti, concernenti l’immediatezza dei soccorsi, la gestione dell’emergenza, la scelta della location del ricovero e della sepoltura… al di là di tutto questo c’è Pino. L’uomo, lo spirito, il messaggio. Che con forza si è impresso nei cuori dei fan, nelle menti dei contemporanei, nella Storia della musica e del genere umano, che non può e non deve scomparire con la dolorosa scomparsa dello scugnizzo del blues italiano.
Più che il silenzio ed il rispetto, nel tentativo dell’elaborazione di una perdita “importante”, ha potuto il “composto fragore” delle innumerevoli testimonianze d’affetto da parte di colleghi, amici e fan. Se il primo annuncio web della triste scomparsa è stato dato da Ramazzotti, mediante un accorato post – “Anche Pino ci ha lasciato. Grande amico mio, ti voglio ricordare con il sorriso mentre io, scrivendo, sto piangendo. Ti vorrò sempre bene perché eri un puro ed una persona vera oltre che un grandissimo artista. Grazie per tutto quello che mi hai dato fratellone, sarai sempre accanto al mio cuore. Ciao Pinuzzo…” -, innumerevoli si sono susseguiti i messaggi, provenienti da ogni parte del globo, e perfino dallo spazio – e più precisamente dalla stazione internazionale – da dove è partito il post Twitter “Napule è a voce de’ creature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo. #PinoDaniele”, scritto dall’astronauta Samantha Cristoforetti.
Trasversale, come sempre accade per i personaggi di gran spessore, il “saluto ultimo” (per lo più diffuso tramite internet, ma non solo), al genio Pino Daniele. Da parte del mondo delle istituzioni – a partire dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Matteo Renzi, la presidente della Camera Laura Boldrini, Dario Franceschini, Roberto Maroni, fino al sindaco Luigi De Magistris, che ha voluto commemorare l’artista con il lutto cittadino nel giorno del suo funerale -, di personaggi dello sport – come nel caso dell’icona Diego Armando Maradona -, della cultura, della musica e dello spettacolo – Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Antonello Venditti, Tullio De Piscopo, Agostino Marangolo, e ancora Federico Zampaglione, Vasco Rossi, Gianni Morandi, Edoardo Bennato, Claudio Baglioni, Fedez, Rocco Hunt, Teresa De Sio, Nino D’Angelo, Michele Zarrillo e Gianluca Grignani – lista lunga, sebbene citi solo una piccola parte dei volti noti affezionati al cantautore.
Ciò che però contraddistingue la grandezza di un uomo, l’impatto che questi ha potuto esercitare sulla società, e che lo possa ricompensare del tanto agognato “dono dell’immortalità”, è il calore e la benevolenza della folla; l’attaccamento di quel “popolo” che la demagogia e la falsità riescono ad imbrigliare per un tempo limitato, in grado, invece, di assicurare l’eternità a personaggi “veri”, forieri di valori trasparenti e leali, che prima di “riscuotere” abbiano dato e si siano dati. Non tradisce Pino Daniele, la “cartina al tornasole” di tale rapporto: più di 100mila le voci di altrettanti napoletani che, riuniti in un flash mob a Piazza del Plebiscito, hanno intonato i successi del nobile poeta di strada. Altrettanto appassionata ed energica sarà, di certo, la presenza – fisica o spirituale – di ciascuno di noi quando, alle 19, nella Chiesta di San Francesco di Paola, verranno celebrate le esequie napoletane… stasera, caro Pino, insieme a tanti amici, anche “je sto vicino a te, fin’ a che nun duorme”. A te che, nonostante un cuore fragile ma appassionato, sei stato con noi “’ncopp ’a sagliuta”, diciamo addio, con l’accorato auspicio di un fulgido ed eterno riposo; saluta questo “munno spuorco”, accogli, valoroso, il tuo congedo con onore, deponi la chitarra, “e nun cercà – più – ’e sapé, meglio che duorme”.