A Napoli, si sa, il gioco è una cosa seria, specialmente durante le feste di Natale. Quello più quotato è la tombola, legata a stretto giro con la tradizione della Smorfia, ovvero del lotto. La Tombola nacque nel 1734, quando il re Carlo III di Borbone, deciso a ufficializzare il gioco del lotto nel Regno per finanziare le casse dello stato, litigò con il frate domenicano Gregorio Maria Rocco che riteneva il lotto un immorale diletto per i fedeli. Ovviamente la vinse il re, ma a una condizione: nella settimana delle festività natalizie il gioco doveva essere sospeso affinché il popolo non si distraesse dalle preghiere.
Ecco che i napoletani, che di certo non volevano rinunciare a giocare, si organizzarono in un altro modo: i novanta numeri del lotto furono racchiusi in un “panariello” di vimini e furono disegnati i numeri su delle cartelle. Il nome “tombola” deriva dalla forma cilindrica del pezzo di legno su cui è impresso il numero e dal rumore che questo fa nel cadere sul tavolo dal panariello, che una volta aveva la forma del tombolo. I novanta numeri hanno significati legati al gioco del Lotto ma la loro interpretazione è legata – come nel caso della Smorfia – all’antica sapienza popolare.
Una variante della tombola ufficiale è la cosiddetta “tombola scostumata”, praticata soprattutto nei Quartieri Spagnoli dai femminielli. Fortunato chi vi partecipa, poiché è un vero pezzo di storia della nostra città. Ottima occasione per parteciparvi è l’appuntamento fisso, ormai pluriventennale, con l’attore napoletano Gino Curcione che va in scena con “Nummere” dal 25 al 28 dicembre al Teatro Galleria Toledo nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Al botteghino, assieme al biglietto ti danno due cartelle: la tombola si gioca per davvero.
Al centro del palco, Curcione, imperlettato, imparruccato e truccato a dovere vi accoglie seduto a un tavolo con panaro e incenso e il gioco – con veri premi in palio – inizia. Curcione, fantasioso e inarrestabile, interpreta i numeri e intesse storie inventate o antiche che sono un irresistibile misto di saggezza popolare, aneddoti piccanti, tragicomici e divertenti assieme a canti e ricette gastronomiche dell’antica tradizione napoletana. Si ride assai e di gusto e lo si fa insieme. I premi si ritirano rigorosamente sul palco, dove la padrona di casa invita e accoglie gli astanti.
A fare da padrona, la nostra Lingua Napoletana: musicale e poetica, scostumata e fantasiosa. Gino Curcione (Premio Napoli 2013 con lo spettacolo Napoli ’43 di e con Enzo Moscato) cura con amore da oltre vent’anni questa tombola scostumata che è un’occasione – per grandi e piccini – per ripristinare un’antica tradizione della nostra cultura che scava nel sacro e nel profano e che ancora oggi resiste, testarda e irriverente, come quei napoletani che la inventarono, nonostante il divieto del re.