Nostalgia – La recensione

NOSTALGIA
NOSTALGIA

Mario Martone porta sul grande schermo la storia di un uomo che dopo quarant’anni decide di ritornare a Napoli, costretto a fare i conti con il tempo passato, i ricordi e quel senso di nostalgia.

‘Nostalgia’ è il titolo del film diretto da Mario Martone del 2022. Un titolo che già ci racconta tanto del film e del sentimento che ci farà provare. Felice è un imprenditore di successo che dopo quarant’anni trascorsi in Egitto, decide di ritornare nella sua città natale, Napoli.

La trama

Qui viene preso dal sentimento di nostalgia, si guarda intorno e si meraviglia di come Napoli non sia mai cambiata. Non sono cambiate le strade del Rione Sanità che percorreva con il suo amico Oreste, non è cambiato l’amore di sua mamma, il sapore della pizza, ma nemmeno la criminalità di Napoli. Felice inizialmente compie questo viaggio per andare a trovare sua madre Teresa che ormai è in fin di vita. Quello che per Felice doveva essere un breve viaggio per dire addio alla madre, si trasformerà in una permanenza definitiva perché gli prenderà quel senso di ‘nostalgia’ per la sua città. In questo tempo Felice stringere amicizia con il prete della parrocchia, Don Luigi e in un momento di confessione gli rileva un suo segreto oscuro: quando era piccolo, insieme al suo amico Oreste, aveva derubato un uomo che alla fine il suo amico aveva ucciso.

Don Luigi venuto a conoscenza del delitto, lo inciterà più volte ad abbandonare la città perché è sicuro del fatto che Oreste, ormai diventato un criminale, gliela farà pagare. Ma Felice, ostinato più che mai, non baderà ai consigli né del prete e nemmeno degli altri abitanti del Rione.

Felice è un uomo buono, un uomo che nella vita è riuscito ad avere una possibilità di riscatto, una possibilità che è nata dalla tragedia della morte di un uomo. Ma il suo amico Oreste, oggi divenuto a Napoli l’uomo più temuto del Rione non ha avuto la stessa fortuna. Ed è proprio su questo argomento che verterà la discussione tra Felice e Oreste quando i due avranno uno scontro faccia a faccia. Felice gli confessa di non averlo mai tradito e di non aver mai confessato nulla, quasi si giustifica, mortificato, di aver avuto una vita diversa dalla sua. Ma Oreste sembra non volerne sapere nulla, lui è ormai solo un vecchio decaduto, un criminale tossicodipendente senza nessun legame affettivo, intrappolato nella sua condizione.

La forza del film

Martone, grazie anche alla magnifica capacità interpretativa di Pierfrancesco Favino e Tommaso Ragno, riesce ad inquadrare una scena, che e quella del dialogo fra i due, in cui emerge tutta la disperazione e il senso di solitudine di Oreste e al contempo, il bene ancora innocente alimentato da una forte tenerezza che Felice prova nei suoi confronti. Questo bene che in Felice è ancora vivo, lo spinge a non denunciare l’amico. Ma il sentimento di amicizia non sembra più toccare il boss che nella parte finale del film decide di uccidere Felice a sangue freddo con una coltellata.

Destino, nostalgia, ricordi. Le tre parole chiavi di questo film, tenute in piedi dall’ostinazione di Oreste. Un’ostinazione che consiste nel mantenere vivo il ricordo di una Napoli che forse un po’ cambiata lo è, ma che lui, troppo legato ai su ricordi di adolescenza non vuole più lasciare andare. Come non vuole lasciare andare i momenti felici trascorsi con Oreste, pensando ingenuamente che il bene e la complicità fra i due sia ancora intatta.

Ma Felice si sbaglia fin dall’inizio perché i ricordi sono tali in quanto bloccati nel tempo, in quanto statici. Intanto il tempo scorre, le cose e gli eventi si succedono e le persone cambiano. Il peso del tempo che non ha colpito Felice, colpisce Oreste, e lo fa nel mondo più crudele possibile, ovvero bloccandolo in una condizione: Oreste è il figlio di una circostanza e di una cultura criminale, nei confronti della quale forse prova rancore.

Lo stesso rancore che prova nei confronti di Felice e per questo lo ammazza.  Ma c’è un momento dopo che Oreste pugnala l’amico, un momento in cui raccoglie il portafoglio da terra per rubarglielo. Fra i documenti scorge una foto che ritrae lui e Felice da giovani su una motocicletta. Questo è l’unico momento in cui è possibile percepire negli occhi del grande boss criminale un po’ di quel bene che il tempo gli aveva fatto dimenticare.

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