Tra i più grandi letterati del suo tempo, Oscar Wilde soggiornò a Napoli alla ricerca di tranquillità nel periodo più delicato della sua vita.
É il 1897 quando Oscar Wilde, insieme al suo amante Alfred “Bosie” Douglas, arriva a Napoli con la speranza di poter ricominciare a scrivere lasciandosi alle spalle le disgrazie degli anni precedenti. Due anni prima, infatti, il poeta irlandese era stato condannato a due anni di carcere e lavori forzati con l’accusa di sodomia e volgare indecenza. Le suddette accuse erano mosse da John Sholto Douglas, marchese di Queensberry, pezzo grosso dell’aristocrazia inglese e padre di Bosie. Il processo non volse a favore di Wilde che sconterà inizialmente la pena nel carcere di Wandsworth, per poi essere trasferito in quello di Reading. L’esperienza fu distruttiva, marchiato come “sodomita”, il suo nome fu bandito dai cartelloni pubblicitari dei suoi spettacoli teatrali e la sua produzione rallentò drasticamente. Finalmente uscito dal carcere, due anni dopo, il poeta e drammaturgo decise di abbandonare l’Inghilterra, facendo rotta verso Napoli.
Alloggiarono alcune settimane all’Hotel Royal des Etrangères (dove oggi sorge l’Hotel Royal Continental), per poi trasferirsi a Villa Del Giudice, sulla collina di Posillipo. Sotto il falso nome di Sebastian Melmoth, il drammaturgo inizia a frequentare i salotti e i caffè napoletani, in particolare il Gambrinus, alla ricerca di qualcuno che volesse tradurre in italiano le sue opere. Non passò molto prima che la sua vera identità fosse scoperta e che la notizia arrivasse ai giornalisti napoletani. Con la notizia in mano ai giornali la speranza di poter trovare serenità si sgretolò velocemente. L’articolo più celebre, e tra i più feroci, è forse quello scritto da Matilde Serao e pubblicato su Il Mattino il 7 ottobre del 1897. La scrittrice apre cosi:
Qualcuno ha annunziato che in Napoli si trovi Oscar Wilde, il “decadente” inglese che diede così larga copia di argomenti ai cronisti alcuni anni or sono a proposito di un processo ripugnante. Questo annuncio ha messo molte persone, tra le quale l’umile sottoscritto, in una certa trepidazione confinante col panico. Come? Oscar Wilde a Napoli? Ma sarebbe una calamità, la presenza tra noi dell’esteta britannico, sia pure – come si annuncia – sotto falso nome! Noi avremmo assai vicino il più insopportabile tipo di seccatore che le cronache contemporanee abbiano inflitto al pubblico paziente!
Il soggiorno a Capri e la rottura con Alfred Douglas
Particolarmente spiacevole fu ciò che accadde durante il soggiorno a Capri, segnando anche l’inizio della fine della relazione con il suo amato Bosie. Accomodatisi all’hotel Quisisana per cenare, i due vennero invitati dal proprietario ad andarsene in quanto la loro presenza creava disturbo ai clienti inglesi che soggiornavano nell’hotel. Saranno accolti dallo scrittore Axel Munthe, di cui rimasero ospiti per alcuni giorni. Intanto, la loro situazione economica continuava a peggiorare e, all’ennesima minaccia da parte della famiglia di tagliare i fondi per mantenerlo, Douglas prende la decisione di abbandonare Napoli e fare ritorno in patria.
Rimasto solo e con poche risorse monetarie, Oscar Wilde decide, nel febbraio del 1898, dopo una breve parentesi a Taormina, di trasferirsi definitivamente a Parigi, dove morirà il 30 novembre del 1900. Meno di due anni prima, era riuscito a completare La ballata del carcere di Reading, una profonda riflessione sul modo in cui tutti noi possiamo considerarci malfattori e, in quanto tali, abbiamo tutti bisogno di essere perdonati.