E’ stato presentato come un “progetto di rigenerazione urbana” sebbene sia “temporanea” la restituzione alla città di Palazzo Fondi, sito in via Medina e inaugurato alla presenza di tutte le autorità cittadine, molte delle quali hanno preso parte all’iniziativa: Demanio, Comune, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, Università degli Studi di Napoli Federico II, Accademia di Belle Arti, coadiuvate dall’Agenzia Ninetynine.
Al tavolo di presentazione coordinato da un entusiasta Alessandro Cecchi Paone si è cercato di descrivere cosa accadrà: il palazzo settecentesco finora occupato da uffici sarà effettivamente ristrutturato soltanto nel 2019 e diventerà, a lavori finiti, la nuova sede dell’AGCOM: fino a quel momento, sarà riconsegnato alla cittadinanza e convertito in un luogo che ospiterà moltissime iniziative. Alcune di esse sono già in itinere: una mostra “Poison. Il potere del veleno”, sui segreti dei veleni e una tappa del Napoli Teatro Festival, diretto da Ruggero Cappuccio, e poi: set cine- e foto-grafici, spazi espositivi per artisti esordienti, musicisti, giovani imprenditori, progetti di coworking.
Durante l’affollata conferenza stampa è stato posto l’accento sul valore inclusivo del progetto, che destinerà lo spazio ad una pluralità di realtà, con l’obiettivo di produrre un indotto economico e culturale notevole, che “massimizzerà il valore degli immobili e la loro fruizione”, che “riempirà di esperienze e significato i beni in disuso”.
Sebbene l’edificio abbia ancora l’ aura stropicciata dell’ente pubblico napoletano lasciato in disuso per anni, reca ancora (ad esempio nel giardino interno) la bellezza del precedente edificio vanvitelliano. L’operazione è certo una scommessa per la città: peccato che sia temporanea.