Patti Smith, la poetessa del rock in concerto al teatro grande di Pompei

Patti Smith
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Patti Smith in concerto è un’esperienza da non perdere! Domani 26 luglio il grande evento a Pompei

“Jesus died for somebody’s sins but not mine”. È questo l’intro di una delle canzoni più famose della storia del rock, divenuta manifesto di un’epoca, di un sentire che, nonostante la frenesia del consumo moderno, ancora resiste e si riverbera nella musica. Con la sua voce rabbiosa, febbrile, dolente, scorticata, Patti Smith incarna una delle figure femminili più dirompenti della storia del rock. Intere generazioni sono cresciute – e crescono – con i suoi dischi intrisi di atmosfere rarefatte, storie desuete e disarmanti, poesia. Una vera fortuna ascoltarla dal vivo: le sue performance esplosive sono un carico di energia rara che sfiora il misticismo e sconfina nel teatro più puro.

Chi ha sentito Patti Smith dal vivo non lo dimentica. Ed è fortunato: perché ha davanti un pezzo di storia del rock e di un gruppo, quello dei Beats che, a partire dagli anni ’70, ha segnato la storia della letteratura e delle arti performative contemporanee di tutto il mondo. Non solo musica: ma scrittura, impegno, militanza. Dopo oltre due anni di stop, la poetessa torna in Italia, paese a cui è profondamente legata e dove si reca appena può, per un mini tour che toccherà anche la Campania e il Teatro Grande di Pompei.

Una location d’eccezione per Patti Smith

Un palco d’eccezione il 26 luglio per Patti Smith e la sua band: il Teatro Grande di Pompei. La cornice antica del Parco Archeologico corona un tour europeo in luoghi altrettanto speciali: l’Odeon di Erode attico di Atene, la Galleria dell’Accademia di Firenze, ai piedi del David di Michelangelo, la Basilica di Santa Maria di Campagna, sotto gli affreschi formidabili del Pordenone a Piacenza. Il tour proseguirà il 27 luglio a Roma, il 29 e 30 a Stresa, il 31 a Cervia per concludersi il primo agosto a Milano.

«Nelle canzoni di Patti Smith c’è lo stesso tentativo di dire con parole antiche qualcosa di nuovo che distingue poeti classici come Archiloco e Saffo», dichiara Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco archeologico di Pompei. «È un’artista che ha un rapporto speciale con l’Italia e con la cultura millenaria del nostro paese e che siamo felici di ospitare nel Teatro grande di Pompei, luogo dove antico e contemporaneo si sono intrecciati da sempre».

Un concerto liturgia

Originaria di Chicago, ma cresciuta a Pitman (New Jersey), Patricia Lee Smith approdò a New York nel 1967. Qui, giovanissima, fece la commessa in un negozio di libri, critica di una rivista musicale, drammaturga e incontrò il fotografo Robert Mapplethorphe, uno degli amori della sua vita. Presto entrò nel giro dell’intellighenzia artistica newyorkese, conoscendo personaggi come Andy Warhol e Sam Shepard e Lou Reed, Bob Dylan. Esattamente cinquant’anni fa esordiva in campo letterario con la raccolta “Seventh Heaven”.

Ha poi proseguito con la stesura dei suoi romanzi: il primo, “Just Kids”, è una fotografia lirica e graffiante degli anni ’70 e di chi li attraversò con lei. La scrittura, l’arte e le lettere sono ancora il centro della sua vita. A ottobre inaugurerà una mostra al Pompidou di Parigi, a novembre ha un libro in uscita, mentre lavora a “The Melting, altro progetto in fieri.

A Pompei riprenderà, come sempre, i suoi successi più grandi che iniziano nel 1975 con il disco “Horses”, prodotto da John Cale che include il brano “Gloria”, scritto da Van Morrison. La scaletta cambia ogni sera, ogni set presenta più di una sorpresa: fino a oggi ha reso omaggio a brani di Beatles, Bob Dylan, Jimi Hendrix, Stooges, Them, Led Zeppelin e Velvet Underground. Ogni concerto della poetessa è un’occasione unica per connettersi con la poesia, la potenza, la bellezza: una vera e propria liturgia che, nella cornice degli scavi di Pompei, troverà il suo luogo ideale. E difatti si avvicina il sold out.

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