Presso la Galleria PRAC, “Piero Renna Arte Contemporanea”, in via Nuova Pizzofalcone n. 2 a Napoli, dall’11 marzo è di scena la personale dell’artista spagnolo Pedro Cano, “La memoria delle città”. Opere che raccontano un vissuto ricco di lunghi viaggi e fondamentali incontri, come quello con lo scrittore Italo Calvino, cui è stata ispirata la recente bellissima personale itinerante “Le città invisibili”.
Della sua capacità di catturare sulla carta la luce dei luoghi molti hanno scritto, come molti hanno sottolineato la sua curiosità, la sua voglia di indagare identità, specificità, caratteri di un universo geografico che lo ha portato a viaggiare continuamente, perché per Pedro Cano – esponente di spicco del Neorealismo spagnolo – è importante dipingere dal vero, trasferire sulla carta le emozioni che solo la realtà può trasmettergli.
L’artista nasce nel 1944 a Blanca, in Spagna. Studia all’Accademia San Fernando di Madrid e nel 1969, dopo aver vinto il “Prix de Rome” all’Accademia di Spagna, si trasferisce a Roma all’Accademia di Belle Arti. Da qui comincia la sua carriera che lo porterà ad esporre da Madrid a Beirut, a Lisbona, Amsterdam, Parigi, New York, Toronto, Bogotà, Salisburgo.
È membro dell’Academia Real di Belle Arti di Santa Maria Arrixaca ed è stato insignito dal re Juan Carlos della “Encomienda de Nùmero de Isabel la Catòlica”. Dall’11 novembre 2010, è stata istituita a Blanca la “Fondazione Pedro Cano”, che raccoglie in uno spazio museale circa duemila lavori dell’autore, tra i quali i quaderni di viaggio, preziose testimonianze che documentano le sue continue esplorazioni intorno al mondo.
In questa mostra al PRAC l’artista situa sul medesimo piano temporalità lontane, ricordi e attualità. Eppure, la narrazione è progressiva. Delineata attraverso una geografia di assonanze, fondata sulle similitudini, sulle connessioni tra le forme: come se solo lo sfioramento tra icone intimamente vicine anche se di epoche lontane possa far sorgere imprevisti significati.
Assistiamo alla migrazione di motivi, di ipotesi, di composizioni da un motivo ad un altro, a un altro ancora. Dinanzi a noi, ecco i segmenti di una memoria desiderosa che l’artista trasforma in conoscenza. Un percorso fatto di opere in cui si ridefiniscono radicalmente l’ordine delle cose, l’ordine dei luoghi, l’ordine del tempo.
Ci imbattiamo in spazialità strutturate, in temporalità ricostruite. Ad accomunare le creazioni in mostra, è il bisogno di definire ogni omogeneità rappresentativa in un sapiente mosaico del visibile. Ogni suo lavoro rivela un artista impegnato nella ricerca di sintesi fra tradizione e innovazione, classicismo e realismo.
Questa mostra dimostra come sia possibile fare arte semplicemente sfiorando la tela con il colore, con rapidi colpi, e far nascere mondi, icone, orizzonti dipinti con una vasta ma tenue gamma tonale, con sfumature, velature, intensità vaghe. Pedro Cano dipinge l’architettura fra contrasti e vapori d’ombre e luci, facendocela sembrare vapore, ma pur sempre protagonista all’occhio di chi la guarda.