Tra i più importanti poeti del secondo romanticismo inglese, Percy Bysshe Shelley (1792-1822) è stato un uomo dalla vita tragica e turbolenta.
Insieme agli amici John Keats e Lord Byron rappresenta il principale esponente della “seconda generazione romantica” che incarnò in modo più assoluto quei temi e quelle idee il cui eco influenza ancora oggi il presente. Marito di Mary Wollstonecraft Shelley (autrice di Frankenstein), fu autore di varie opere da antologia come Ozymandias, l’Ode al vento occidentale e La maschera dell’anarchia. Il suo capolavoro, il poema narrativo Prometeo liberato, è un opera carica di anticonformismo, idealismo e un vero e proprio inno alla libertà.
È il 1818 quando, rotti i rapporti con la famiglia, si sposta con la moglie e i suoi due figli in Italia, dove rimarrà per quattro anni fino al giorno della sua morte. I coniugi soggiornarono a Venezia, Lucca, Livorno, Roma, Firenze, Pisa e Napoli, trovando in Italia una libertà politica ed artistica che difficilmente avrebbero potuto ottenere in patria. Gli Shelley arrivano a Napoli nel dicembre del 1818 e vi rimasero tre mesi, gli eventi personali legati al loro soggiorno in città sono poco chiari e ci sono poche fonti al riguardo. Se da un punto di vista familiare il periodo era turbolento e poco sereno, sul lato artistico Napoli diede ai coniugi grande ispirazione. La città sarà per Mary la scintilla che la porterà a scrivere il suo romanzo apocalittico L’ultimo uomo, mentre Percy ne rimarrà profondamente colpito nei paesaggi e nell’atmosfera, tanto da dedicargli un componimento poetico di rara bellezza: Ode a Napoli.
Ode a Napoli
Napoli! Tu Cuore di uomini che sempre ansima
nudo, sotto l’occhio senza palpebra del Paradiso!
Nel componimento Shelley celebra la città nei suoi elementi naturali, nelle sue atmosfere, nel senso di libertà insito nei suoi abitanti che il poeta invita a ribellarsi alla tirannia. Napoli, nelle parole di Shelley, riesce a calmare il vento e il mare, riportando serenità nell’animo stesso del poeta. Nella terza strofa del componimento, riportata di seguito, Shelley si riferisce alla città definendola “metropoli di un paradiso in rovine” che ha bisogno di lottare ed inseguire la giustizia per essere finalmente libera.
Naples! thou Heart of men which ever pantest
Naked, beneath the lidless eye of Heaven!
Elysian City, which to calm enchantest
The mutinous air and sea! they round thee, even
As sleep round Love, are driven!
Metropolis of a ruined Paradise
Long lost, late won, and yet but half regained!
Bright Altar of the bloodless sacrifice
Which armed Victory offers up unstained
To Love, the flower-enchained!
Thou which wert once, and then didst cease to be,
Now art, and henceforth ever shalt be, free,
If Hope, and Truth, and Justice can avail,–
Hail, hail, all hail!
Napoli! Tu Cuore di uomini che sempre ansima
nudo, sotto l’occhio senza palpebre del Paradiso!
Città Elisia, che calmi con incantesimi
l’aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti,
come sonno attorno all’amore!
Metropoli di un Paradiso in rovine
da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato.
Altare luminoso del sacrificio sanguinoso,
Quale vittoria armata offre all’amore senza macchia, il fiore incatenato!
Tu che sei stata una volta, e poi hai smesso di essere,
ora tu sei e sarai per sempre libera,
se la speranza, la verità e la giustizia riusciranno a farsi valere.
Salute a te, salute a te, salute a te!