È un’istituzione benefica tra le più antiche di Napoli. La sua sede attuale è nell’edificio situato nel centro antico della città, lungo uno degli antichi decumani, oggi via dei Tribunali. L’edificio ospita le Sette opere di Misericordia (1607), celebre dipinto del Caravaggio.
Il periodo della Controriforma fa da cornice storica alla nascita di questa prestigiosa istituzione, per volontà di un gruppo di giovani nobili che, a partire dal 1601, erano soliti riunirsi tutti i venerdì all’Ospedale degli Incurabili per mettere in atto un programma di opere assistenziali e caritatevoli. Nel 1602 fu fondato un ente che prese il nome di Pio Monte della Misericordia e che trovò, in un primo momento, la sua sede in una chiesa costruita da Giovan Giacomo di Conforto. Dal 1658 al 1678 l’edificio, divenuto insufficiente per le cresciute esigenze dell’ente, fu ampliato, anche grazie all’acquisto di costruzioni limitrofe, dall’architetto Francesco Antonio Picchiatti, fino ad acquisire l’aspetto di quella che è ancor oggi la sede dell’istituzione. La facciata del palazzo presenta un portico in piperno con cinque arcate al piano terra, con un fregio sulla fronte recante il motto del Monte, un verso di Isaia: Fluent ad eum omnes gentes. All’interno del portico, un complesso scultoreo raffigura al centro la Madonna della Misericordia e ai lati due figure allegoriche che riassumono le opere di carità corporale. Le statue, che originariamente furono commissionate al Bernini – rifiutatosi per altri impegni – furono eseguite da Andrea Falcone, figlio del più celebre Aniello, forse su disegno di Cosimo Fanzago.
Il palazzo fu sottoposto a restauri nel 1763 e agli inizi del XX secolo. Nella seconda arcata del palazzo si trova l’ingresso alla chiesa, a pianta ottagonale e ornata da sette cappelle, anch’essa opera del Picchiatti. Sull’altare maggiore si ammira il capolavoro caravaggesco, mentre altri sette altari con dipinti raffiguranti le sette opere della misericordia trovano spazio nel tempio. Le pareti laterali del presbiterio presentano una Sant’Anna di Giacomo Di Castro e una Madonna della Purità di Andrea Malinconico, mentre il pavimento della chiesa è di marmo policromo e le acquasantiere, disegnate dal Picchiatti, sono particolari per la bizzarria delle forme. Il dipinto di Caravaggio, ad olio su tela, fu realizzato tra la fine del 1606 e l’inizio del 1607.
La Congregazione del Pio Monte comprendeva tra i suoi aderenti anche Luigi Carafa-Colonna, appartenente alla famiglia che protesse la fuga di Caravaggio da Roma.
L’opera ha una composizione serrata, che concentra in una visione d’insieme diversi personaggi, ma può essere confusa con una semplice scena di genere, tant’è vero che sembra ambientata in una strada popolare di Napoli. La sua storia critica è un esempio di quanto la pittura di Caravaggio sia stata soggetta a malintesi e letture fuorvianti. Uno dei luoghi comuni più frequenti è quello del pittore che lucidamente tradisce le volontà e le esigenze di figurazione dei committenti per dipingere scene di strada senza altre finalità.