Poesie e ritratti fotografici: Piano e Feoli esposti alla Lineadarte Officina creativa

Due diverse generazioni, stesso tema: l’autoritratto fotografico. I due artisti Ivan Piano (1975) e Ilaria Feoli (1995) espongono la doppia personale “E’ l’ora del nostro morire”, a cura di Agata Petralia, da Lineadarte Officina creativa, uno spazio nel cuore del centro storico di Napoli, fino al 26 febbraio dal lunedì al venerdì.

Poesia e self-portrait

Ilaria Feoli, originaria di Avellino, e il napoletano Ivan Piano, oltre a lavorare entrambi sul self- portrait, hanno in comune anche un’altra passione: la poesia. Da maggio 2019 per otto mesi hanno cominciato a scriversi versi poetici a distanza, da una chat, ed a inviarseli. «Ne sono nate 21 poesie epistolari – dice Ivan Piano – poi le abbiamo riviste e stampate con il titolo “Tremitante Chapeau”».

Sulla scia del testo poetico, che fa da filo conduttore, la mostra presenta tre lavori dell’uno e tre dell’altro e un settimo in comune. «Il nostro lavoro in comune è composto da due scatti che ci vedono raffigurati separatamente. Alla base dell’installazione è deposto il nostro libro in versione “opera” poggiato su una piccola pedana nera», spiega Piano. I due artisti sono uno di fronte all’altro e a unirli è una sorta di “conchiglia primitiva”, come la definisce Piano: un elemento che ricorre in tutte le poesie della raccolta.

Positivo e negativo

L’intervento dell’uno sull’altra è dettato dal fatto che lui ha inciso l’immagine della conchiglia sul negativo, mentre lei l’ha cucita sul positivo della foto, con un filo d’oro, tecnica spesso usata dalla Feoli. La pratica della cucitura si ritrova nell’altra opera dell’artista avellinese, “Chissà dove sarei andata se solo avessi saputo volare. Se solo avessi avuto il coraggio di morire?”, il titolo che ha dato a una gabbia che «è un lavoro scultoreo – racconta Feoli.

“Ho tagliato in due una farfalla falsa e poi ho fatto lo scatto. Sulla stampa ho cucito le ali con un filo di cotone blu per curarla, dopo averla divisa in due, e così farla volare. Sono sempre io. Nella gabbia, che però è più una dimora, ho inserito un dondolo. È un luogo per proteggersi dall’esterno come in una contrapposizione tra Eros e Thanatos». In questo progetto Feoli ha lavorato in analogico e stampando, come sempre fa, in piccole dimensioni.

Poesie visive

Considera il suo lavoro, più che delle fotografie «poesie visive». Infatti l’artista così racconta il suo trittico dal titolo “Ed è subito sera”, citazione da una poesia di Quasimodo: «Nei primi due scatti sono io che gioco a nascondino. Un gioco che prevedeva già all’origine per i bambini di andare alla ricerca dei segni naturali dell’inizio della primavera. Le foto sono state scattate in una villa abbandonata di Avellino. Il risultato però contraddice lo scopo del gioco: io non ho trovato la primavera e la primavera non ha trovato me. Il terzo scatto è la luna nel cielo che si può vedere soltanto avvicinandosi all’immagine». Infine nel dittico “Similitudine”, da un lato c’è l’artista ritratta di spalle, a tre quarti, con un vestito trasparente che fa intravedere parti del corpo e dall’altra c’è un fiore selvatico: «È rappresentata la stessa fragilità, un’unione tra due anime».

Sui suoi autoritratti in bianco e nero in mostra, Ivan Piano è intervenuto in camera oscura dando corpo come sempre alla sua cifra stilistica da vent’anni a questa parte, effettuando manipolazioni del negativo. Lui stesso lavora sull’archeologia dei processi visivi e sul concetto di “vanitas”, l’effimero. I suoi esperimenti riportano a icone dei pionieri della storia della fotografia.

Lineadarte Officina creativa

Lineadarte Officina creativa è uno spazio gestito da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma, che si autodefiniscono sul loro sito “artisti dormienti”, fanno ricerca e propongono una serie di progetti volti far emergere creatività che non appartengono al mainstream. A partire dal 2010 Donnarumma e Ippolito si sono fatti promotori di una Biennale del libro d’artista che si è tenuta in varie sedi in Campania, tra cui San Leucio, Castel dell’Ovo, Pan e Complesso di San Domenico Maggiore. Organizzano anche una rassegna d’arte con artisti da tutto il mondo sul piccolo formato, dal titolo “Ventiperventi” e nella loro sede di via San Paolo ospitano personali e collettive d’arte, e anche performance, come nel caso di quella tenuta nel maggio 2011 da I Santini del Prete, “con la partecipazione ordinaria” di Alfonso Caccavale, dal titolo ” Ma la non arte no”, che mettendo in scena un’arte provocatoria giocano sul ruolo dell’artista.

 
 
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