Politica…mente

baby gang

Da settimane sui media impazza l’emergenza baby gang napoletane. Una scoperta che monopolizza l’agenda pubblica. “A Napoli vivono circa 100.000 ragazzi tra i quattordici e i diciassette anni. Sono stati arrestati 1.342 adolescenti; Il 17 per cento è imputato per uso o per possesso di armi da fuoco; il 56 per cento per furto o rapina”. E inoltre “i casi di imitazione di comportamenti criminali sono sempre più frequenti: costituzione di gruppi di fuoco e di piccole bande, eliminazione di testimoni scomodi o di rivali nella leadership della banda.

bambino con pistola

Su 282 casi di minorenni imputati nell’intera Italia di rapina aggravata, 103 (il 36,5 per cento) sono in Campania e su 75 imputazioni di tentato omicidio, 17 sono rivolte a minori campani (il 22,6 per cento)”. Sono dati inquietanti, parlano da soli. Ma anzitutto sono dati del 1993, inseriti nella relazione della commissione parlamentare antimafia. Sorpresa: le baby gang sono sempre esistite. E c’è un altro fenomeno uguale a 30 anni fa: il derby tra repressori e chi invoca più strutture scolastiche, in politica. “La repressione diventa indispensabile quando si deve garantire la sicurezza” ringhia il governatore Vincenzo De Luca. “Occorre abbassare l’età imputabile da 14 a 12 anni” intima la deputata Mara Carfagna.

baby gang

“Si prenda in considerazione la proposta del coprifuoco per i minori non accompagnati dopo un certo orario” suggerisce il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, in uno dei suo quotidiani comunicati stampa. Viceversa, il sindaco Luigi de Magistris pensa che “mettere in galera un ragazzino di 11 anni è una sconfitta, credo piuttosto sia il caso di rafforzare le sanzioni per i genitori che non mandano i figli a scuola”. Il sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore sostiene: “Bisogna avviare un programma di scolarità reale, che affronti sul serio il problema dell’evasione scolastica”. E il presidente del Senato, Pietro Grasso, è sicuro: “Per fermare le baby gang occorre preventivamente impegnare i ragazzi in attività scolastiche”. Scommetteteci: tra 20 anni saremo allo stesso punto.

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