Caos, urla, pianti per comporre le liste del Pd. Denunce di colpi di mano notturni, per “sbianchettare” quelle di Forza Italia. È la riffa elettorale, la mega ressa per vincere un posto in parlamento, a quasi 20mila euro al mese. Si sgomita e ci si dispera per entrare nell’Olimpo degli eletti. In quella che dovrebbe essere la classe dirigente del paese. Un esempio di sobrietà e compostezza ai cittadini, in pratica. Al Nazareno, sede del Pd, l’ultimo atto per le candidature è stata una notte dei lunghi coltelli.
Aspiranti parlamentari affollavano la piazza antistante la sede del partito, diventata quasi un bivacco. Ai piani alti si decideva il destino di tanti, forse troppi, quando i sondaggi sono allarmanti e i posti sicuri si riducono drasticamente. Taglia, cuci, cassa. E la quadra non si trova mai. C’è chi avrebbe visto una esponente di primo piano scoppiare in lacrime, al culmine dello stress, perché le avevano assegnato un collegio uninominale in bilico. E uno dei big avrebbe addirittura rotto una porta, in un accesso di rabbia. Tutti contro tutti, come fosse una riunione condominiale. Ma se i Dem piangono, Forza Italia non ride.
Lunedì 29 gennaio, scadenza per consegnare le liste in tribunale, si era diffusa la voce di qualche pezzo da novanta napoletano in ansia per la sua posizione. Preoccupato al punto tale da presidiare la zona, chiuso in albergo, a poca distanza dal palazzo di giustizia. Indiscrezioni sintomatiche di una tensione che si tagliava a fette. Lo stesso giorno, l’ex ministro Nunzia De Girolamo denunciava di essere slittata, nottetempo, da capolista del listino alla camera, nel collegio Avellino-Benevento, ad un molto meno blindato numero 2. Accuse, drammi, la richiesta di cacciare il coordinatore regionale Domenico De Siano, respinta dai vertici forzisti. De Girolamo è stata risarcita con un altro posto da capolista fuori regione, in Emilia. Non sia mai che si resti fuori dal parlamento.