“In generale c’è un problema etico di mancanza del senso di Stato della cosa pubblica, disaffezione nella cura di interessi pubblici, una corruzione dilagante, gli amministratori si preoccupano solo di ottenere risultati lesivi per il pubblico erario”. Quest’atto d’accusa di Michael Sciascia, presidente della corte dei conti regionale, delinea un “quadro sconsolante delle gestioni pubbliche in Campania”, regione “agli ultimi posti per l’efficienza della pubblica amministrazione”. E dove il danno per la gestione di fondi pubblici dei gruppi consiliari regionali ammonta a circa due milioni e mezzo di euro. Dalla magistratura contabile arriva un’altra frustata alla politica locale, alle prese con scandali a cadenza regolare.
Le parole di Sciascia sono pronunciate all’inaugurazione dell’anno giudiziario, e scandiscono il rituale allarme sulle pubbliche amministrazioni. Nel 2017 la Corte dei conti della Campania ha emesso condanne per 23,8 milioni di euro sottratti alla comunità e sequestrato beni per 19,7 milioni. Cifre che riassumono gestioni pubbliche permeate da inefficienze, disservizi, sprechi, cattiva organizzazione e corruzione. Insomma, anche quest’anno non ci siamo fatti mancare niente. Un campionario di nefandezze che disarticola ogni residua fiducia nelle istituzioni. Ma non blocca certo i privilegi dei responsabili.
Il presidente della Corte dei conti campana invoca “un saggio taglio a benefit”, la “eliminazione di ingiustificate e ingiustificabili prebende, collegate alle funzioni amministrative, e di spese per nulla produttive né utili”. Esempi? Il richiamo è ad “aziende regionali e società partecipate, con consulenze e assunzioni di comodo”. E bisogna anche “ottimizzare e riorganizzare il sistema della mobilità regionale, il cui disservizio grava sui cittadini”. Appelli destinati, ancora una volta, a cadere nel vuoto.