L’emergenza terremoto del 1980 drenò dalle casse pubbliche 50mila miliardi di lire, tra voraci spartizioni e sprechi. La crisi ventennale dei rifiuti in Campania costò al contribuente 11 miliardi di euro, spesi dai vari commissari di governo, mentre i cumuli di rifiuti invadevano le strade. Ma oggi, i napoletani rischiano di pagare due volte: la prima per le risorse inghiottite in un buco nero in quegli anni, la seconda per lo spettro dissesto del Comune, con pesanti ricadute sui servizi municipali. La beffa è dietro l’angolo, dopo la sentenza delle sezioni riunite della Corte dei Conti.
La decisione inappellabile ha rigettato il ricorso comunale contro lo sforamento dei conti nel 2016. Il nodo riguarda il mancato riconoscimento del debito verso il consorzio Cr8, che effettuò lavori nella ricostruzione post terremoto 1980, e per interventi durante l’emergenza rifiuti. In entrambi i casi gli impegni di spesa erano stati presi dal commissariato di governo. Tuttavia, la legge prevede di far pagare i conti all’ente municipale, per un ammontare calcolato in oltre cento milioni di euro. Una montagna di soldi che avvicinerà il Comune al baratro del default, se non si muoverà Palazzo Chigi.
Nel negoziato con il governo, in corso da mesi, Palazzo San Giacomo stima che circa l’80-90% del debito spetterebbe alle finanze dello Stato. Ma all’accordo manca il placet del consiglio dei ministri. Al Comune aspettano le motivazioni della sentenza e della quantificazione delle sanzioni, che potrebbero imporre un corposo taglio dei trasferimenti statali. Lo scenario attuale dei conti è di “sofferenza notevole”, dopo il pignoramento esecutivo di tutta la cassa a gennaio. E c’è un problema di legalità costituzionale, ed uno morale. Scaricare i costi di vecchi debiti sull’ente locale, quanto rispetta i diritti fondamentali del cittadino garantiti dal municipio? Pensiamo ai trasporti, all’igiene urbana, all’istruzione. E inoltre: può lo Stato punire i napoletani già colpiti dalla gestione fallimentare dei commissariati delle emergenze? Le domande sono retoriche, le risposte potete già immaginarle.