C’era un detto popolare che recitava “Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi”. Roba superata. Oggi il santo viene sempre più spesso tirato per la giacchetta. E talvolta gettato direttamente nell’agone politico, tra i boati delle rispettive tifoserie. Prendete il caso di Salerno, dove tra comune e curia arcivescovile scoppia una guerra fredda, nel nome del patrono San Matteo. Ma anche San Gennaro, a Napoli, finisce in mezzo alle ostilità tra Regione e comune.
“Questa celebrazione, quella di San Gennaro, è il momento più bello di Napoli” dichiara il governatore De Luca fuori al duomo di Napoli. “A questo però bisogna far seguire il lavoro serio, rigoroso, ordinato, disciplinato, perché la realtà si cambia con la fatica, non con le chiacchiere”. E il governatore aggiunge: “San Gennaro, da questo punto di vista dovrebbe ispirare alcune persone a Napoli”. Con chi ce l’ha? I sospetti convergono sul sindaco de Magistris, bollato tempo fa da De Luca come leader di una “rivoluzione delle chiacchiere”. In cattedrale, sindaco e governatore siedono sull’altare maggiore, ma si ignorano. E il gelo non si scioglie neppure quando l’arcivescovo Sepe esorta tutti a scambiarsi un segno di pace.
A Salerno, invece, il duello va in scena tra il sindaco Vincenzo Napoli e l’arcivescovo Luigi Moretti. I rapporti sono tesi da anni. Da quando la processione nel giorno del patrono – il 21 settembre – non fa più ingresso nell’atrio del comune. Una tradizione che il primo cittadino chiedeva di ripristinare quest’anno. Ma alla lettera del sindaco segue solo il silenzio di Moretti. Per tutta risposta, Napoli annuncia di annullare l’accoglienza in comune alla statua di San Matteo, fissata 3 giorni prima della processione. Il motivo: sarebbe uno sforzo organizzativo supplementare, oltre quello per la festa.
E restano le recriminazioni. “Credo che io debba difendere i valori dell’istituzione comunale e della cerimonia che vedeva l’ingresso di San Matteo al Comune durante la processione – spiega Napoli – Non era un inchino che è tutt’altro e si fa a persone discutibili”. Poi stavolta il sindaco fa retromarcia e sigla la tregua col vescovo, dopo la mediazione del parroco della cattedrale. E San Matteo entra in comune, non si sa quanto entusiasta.