Premio Aniello Ambrosio: premiati due giovani magistrati napoletani

Ieri, venerdì 1 luglio 2016, a Napoli, nella Biblioteca De Marsico di Castel Capuano, si è svolta la cerimonia conclusiva della sesta edizione del “Premio Aniello Ambrosio”, intitolato alla memoria del consigliere della Corte di Cassazione nativo di San Giuseppe Vesuviano e istituito da una sua discendente, Lilia Giugliano Ambrosio, che lo coordina.

Premiati due giovani magistrati appartenenti al distretto della Corte d’Appello di Napoli, Alessandro De Santis e Rosa Anna Capozzi; nel corso della manifestazione sono stati assegnati anche tre premi alla carriera: ad Antonio Buonajuto, già presidente della Corte d’Appello di Napoli, a Giovandomenico Lepore, già Procuratore capo della Repubblica, e all’ex presidente del Tribunale di Sorveglianza, Carminantonio Esposito.

Molte le autorità civili, religiose e militari intervenute, tra queste il cardinale Crescenzio Sepe e il sindaco Luigi de Magistris, che, dichiarando di sentirsi sempre, nel cuore, un magistrato, pur non esercitando la professione, ha affermato che “Napoli, malgrado le difficoltà economiche, continua a sfornare giovani eccellenti come i vincitori, a cui auguro un luminoso futuro a difesa della legalità”. Come ha spiegato Raffaele Numeroso, già presidente del Tribunale di Corte d’Appello di Napoli, “Questa premiazione è un’iniziativa tesa a ravvivare i valori della Magistratura attraverso la memoria dell’illustre consigliere di Corte di Cassazione Aniello Ambrosio: i due vincitori rappresentano l’affermazione concreta dell’eccellenza della scuola napoletana di Giurisprudenza, vittoria non solo locale ma di livello nazionale”.

Il presidente del Tribunale partenopeo, Ettore Ferrara, ha sottolineato che “viviamo in un momento particolare in cui occorre vicinanza fra le Istituzioni, la società civile e la Magistratura” e che “Napoli non è solo Gomorra, criminalità e spazzatura come credono all’estero ma possiamo affermare con orgoglio di vivere di eccellenze come questi giovani vincitori che si affacciano ora alla nostra professione”.

Ricordando Aniello Ambrosio, che ha definito “grande magistrato e grande uomo”, il procuratore generale Luigi Riello ha affermato che “il giudice dev’essere svincolato dai centri di potere, una figura credibile e affidabile che confida in valori non ammuffiti per vivere questa vita professionale sacrificata ma affascinante”.

Ricordando le prime donne che a Napoli si affacciavano alla professione di magistrato nel 1965, guardate con sospetto e diffidenza dai colleghi uomini, Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli Nord, ha sottolineato l’importanza della presenza, tra i vincitori del premio, di una donna, con queste parole: “io dopo 37 anni di carriera spero di poter trasmettere alla giovane collega la gioia e l’entusiasmo di fare questo lavoro, guidato da due principi fondamentali, il rispetto delle regole, del Foro e dei collaboratori e il rispetto per chi ci sta di fronte, da giudicare con imparzialità e autonomia”.

 

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