Il collezionismo è una delle tante passioni degli italiani. Molti raccolgono libri, bambole, dischi, invece a Torre del Greco la dottoressa Paola Russo, da anni, colleziona presepi provenienti da tutto il mondo. Ci accoglie nella sua casa-museo dove il Natale si vive un po’ tutto l’anno. Da ogni angolo spuntano piccoli presepi che rappresentano vaste e differenti culture e tradizioni, perché ogni popolo inserisce nelle piccole grotte che accolgono San Giuseppe, Maria ed il bambino Gesù piccoli particolari che li rendono unici. Lo spettacolo inizia quando la dottoressa Russo incomincia a raccontare la storia di ciascun presepe passando dal Madagascar alla Russia, dal Perù all’Etiopia rendendoci partecipi delle avventure vissute pur di trovarli.
Paola Russo, com’è iniziata questa sua passione per i presepi?
Il primo presepe non l’ho acquistato, me lo regalò mia madre nell’80 dopo un viaggio a Betlemme. Era il tipico presepe in legno chiaro lucidato da oli profumati che emanavano nella stanza quell’atmosfera che si vive un po’ lì. Il mio primo acquisto, invece, lo feci nel 2002 in Perù, nel cuore della Foresta Peruviana. La mia passione per la scena della natività nasce da molto prima. Quando ero piccola, come da tradizione, l’8 dicembre anche in casa mia facevamo il presepe. Mio fratello, dotato di una grande vena artistica, smontava tutta la casa per esporre i suoi presepi fatti con materiali alternativi. Ogni anno ci aspettava una nuova sorpresa. Ma si può dire che questa passione nasce da un dolce ricordo d’infanzia. Vicino casa mia abitava una donna che collezionava presepi, mi ricordo che passavo delle ore ad ammirarli tutti, portavo anche dei miei amici tanto era vasta e particolare quella collezione. Era la moglie di un armatore, per cui possedeva presepi rarissimi acquistati nei posti più dispersi del mondo. Ciò che mi colpiva allora, e che si può ammirare tutt’oggi anche nella mia collezione, è la particolarità dei materiali, l’accuratezza nel riprodurre una tradizione e al tempo stesso renderla propria aggiungendo piccoli particolari.
È stato facile trovare i presepi? C’è qualche luogo in cui non è riuscita ad acquistarlo?Contrariamente a quel che si può pensare, trovare i presepi all’estero è possibile e solo in alcuni casi è un po’ più difficile: ad esempio in Giappone ho avuto qualche problema. Alla fine riesco quasi sempre a trovarli tutto l’anno: il presepe dell’Alaska ad esempio l’ho acquistato ad agosto. Ogni presepe ha una storia, un’avventura, una particolarità che mi fa sorridere al solo pensiero. Ricordo che in Zimbabwe andai al mercato e lì trovai questo piccolo presepe che pagai con un paio di scarpe; in Algeria pagai il presepe con una calcolatrice; in Alaska aspettai al freddo un’ora che il negozio riaprisse pur di prenderlo; in Perù acquistai il presepe su una canoa mentre attraversavamo il lago Titicaca. Uno dei ricordi più divertenti che mi legano a questi piccoli presepi? Ci fermammo per uno scalo tecnico a Buenos Aires, avevo portato otto presepi per degli amici perché, conoscendo la mia passione, chi mi è vicino mi regala e qualche volta chiede dei presepi, ci fermarono perché pensavano che nascondessi la droga nelle statuine e così fui costretta ad aprire, ad uno ad uno, tutti i presepi ed attesi che ispezionassero ogni statuina… rischiammo di perdere il volo quel giorno!
Quale particolare preferisce dei suoi presepi?
Sicuramente la varietà dei materiali: nella Foresta Amazzonica ho acquistato un presepe tutto fatto di piccoli semini dalla dimensione di tre centimetri, in Cilento ne comprai uno fatto completamente di spugna di mare, quello preso in Trentino è fatto di pigne, l’indiano è fatto interamente con foglie di Teak, in Germania ne ho acquistato uno che è contenuto in una scatola di fiammiferi, altri sono scolpiti su foglie di rame, dipinti sul tessuto o sulle foglie essiccate. Quello dell’ Ecuador è in avorio, quello delle Filippine è fatto con fibre di cocco, nelle Azzorre hanno usato le conchiglie. La loro particolarità sta nella cura dei particolari e nei materiali utilizzati che li rendono unici.
Qual è il Paese che le rimarrà nel cuore?
L’Argentina e anche Cuba, il presepe che ho acquistato lì ha San Giuseppe che assomiglia a Fidel Castro; invece il Brasile ti colpisce perché la vita ha il profumo e i colori del carnevale, che si respira in ogni luogo: il presepe brasiliano ha tanti brillantini che ti fanno vivere le luci ed il colore di quella festa.
Alcuni sono anche esposti?
Sì alcuni, ma non tutti. Ad oggi ho più di quattrocento presepi e mi dispiace che non tutti riescano a vederli. Alcuni sono stati esposti nella mostra internazionale d’arte presepiale “Il presepe a Giffoni”, altri girano per le varie mostre d’Italia, perché sono sempre in cerca di luoghi in cui poterli esporre. Questi presepi sono per me come dei figli, ci sono molto legata ma il mio sogno più grande è poterli esibire in una mostra permanente.