Qualcosa di tè: a San Biagio dei librai spopola il negozietto dedicato alla pianta orientale.

particolari
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Nel cuore di Napoli, tra le tradizionali botteghe dei pastorai ed il profumo di caffè, si distingue un nuovo aroma dal sapore orientale, quello del tè. Sono ormai tre anni che Peppe Musella e la moglie Antonella Spiniello hanno introdotto nella città del caffè una nuova moda: il tè del pomeriggio. Il negozietto “Qualcosa di tè” è, in via San Biagio dei Librai 1, è piccolo ma molto accogliente e con la sua luce soffusa che richiama l’atmosfera orientale e il profumo dei vari tipi di tè accuratamente conservati in grandi barattoli di latta. Il tutto ricorda un po’ quei negozi di un tempo dove non esistevano prodotti pre-confezionati e la cioccolata e la pasta venivano vendute a peso, riporta un po’ la mente ad un passato non molto lontano che l’industria ha cancellato dalle nostre papille gustative. “Il tè è una cultura più che una scelta – ci spiega Peppe, il proprietario – esistono tantissime varietà di tè ed ognuna ha un’azione diversa”.

particolari del negozio

Ma come nasce l’idea di aprire un negozio di tè proprio nella città del caffè?
Tutto parte da un viaggio ad Istanbul, ero lì per lavoro, in quel periodo mi occupavo di comunicazione, ed è stato il karkadè o forse l’aroma delle spezie che avvolgono i turisti in quel gomitolo di strade e mercati che mi ha ispirato. Ho lasciato il mio lavoro ed ho iniziato a vendere il tè.

La location è un po’ bizzarra ci troviamo di fronte ad uno dei bar dove è possibile gustare uno dei migliori caffè di Napoli (il bar Nilo, quello dell’altarino di Maradona ndr). La scelta del posto è casuale o la sua è una sfida al caffè?
Il caffè resta pur sempre il caffè, soprattutto per noi napoletani che abbiamo l’abitudine di bere una tazzulella di caffè con amici appena possiamo, invece il tè è un rito, i cinesi lo preparano con cura e pazienza non è qualcosa che si può bere a volo a volo ma richiede la calma e tranquillità dello spirito, e così come per il caffè ne esistono tante tipologie e qualità che bisogna saper scegliere con cura.

bar nilo

Da dove importa il tè?
Sono molto esigente quando si tratta di scegliere il tè, vado io personalmente in Cina, e le assicuro che non è facile comunicare con i cinesi poiché non tutti parlano inglesi, ma per acquistare il tè non c’è bisogno di molte parole, basta sedersi e assaggiare. È il sapore che fa la differenza e dopo tanti anni le mie papille gustative riescono a distinguere un tè buono con pochi sorsi, se mi piace lo compro. I cinesi non usano delle tazze come siamo soliti fare noi, quella è una tradizione inglese, il tè in realtà si gusta in piccole tazzine, che tra l’altro assomigliano molto a quelle del caffè”.

Quanti tipi di tè vendete?
Circa 130, la maggior parte provengono dalla Cina e li vendiamo a peso. Su ogni sacchetto aggiungo un’etichetta su cui scrivo la provenienza geografica, indicazioni sul raccolto e sulla preparazione”.

interno del negozio

Qual è la media d’età della vostra clientela?
Non esiste una fascia d’età vengono veramente tutti a partire dall’universitario al professore in pensione, ci basiamo soprattutto sul passaparola, la clientela si crea da sé. L’importante è che il cliente resti soddisfatto poiché il gusto è un senso abilitante cioè non può andare indietro ma solo avanti, per questo per noi la qualità è fondamentale.

Avete anche molti oggetti correlati con il tè come vassoi, tazze ma sono made in Italy o China?
Decisamente made in China. È come se comprassi le pastiere fatte in Cina: lei le mangerebbe? No, perché la pastiera è napoletana e così il tè e tutto quello che lo riguarda è cinese, è uno di quei pochi casi in cui è d’obbligo il made in China.

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