Quattro strade nuove a Napoli nel segno della memoria, Aldo Giuffrè, Luigi Necco, Antonia Bernardini e Edith Stein

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Napoli ha dato i natali a una miriade di personaggi che poi l’hanno resa famosa. Sarebbero molte le storie da scoprire e da ricordare. Proprio in questi giorni la toponomastica cittadina si arricchisce di quattro nuove intitolazioni che portano con sé vicende importanti, che hanno segnato la storia, la cultura e la vita sociale della nostra città e del nostro paese.

La prima è per il nostro illustre collega Luigi Necco, celebre per la sua frase “Milano chiama, Napoli risponde”. Iniziò a scrivere sul Corriere di Napoli mentre era ancora all’università, poi entrò in RAI. Dal ’78 al ’93 fu giornalista e telecronista per 90’ minuto: le sue telecronache passarono alla storia. In molti ricordano i suoi collegamenti dal San Paolo attorniato dai tifosi anche nel dopo partita e soprattutto la sua famosa battuta della “mano de Dios” a Città del Messico ‘86, quando Maradona segnò contro un goal con la mano contro l’Inghilterra. Altra sua passione fu l’archeologia che lo portò a cercare (e trovare) il tesoro che Schliemann trovò a Troia e che era stato trafugato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. A causa di un suo servizio giornalistico fu gambizzato da alcuni luogotenenti del boss Cutolo. È scomparso nel 2018 a 84 anni. A Necchi sarà dedicato lo slargo che collega piazza Leonardo a via Girolamo Santacroce e una targa commemorativa su proposta dell’Associazione culturale RivoluzionART/creativiATTIVI e di un folto gruppo di sottoscrittori.

Su proposta dell’assessora Alessandra Clemente, è stata approvata l’intitolazione della “Scalinata Aldo Giuffrè”, cioè gli attuali gradini monumentali che collegano via Francesco Paolo Michetti con via Antonio Mancini, al Vomero. Giuffrè è stato attore, registra, scrittore e drammaturgo partenopeo, ha lavorato con i più grandi del suo tempo. Debuttò a teatro nel 1947 in “Napoli Milionaria?” e proseguì con Eduardo ancora in “Filumena Marturano”, “Questi Fantasmi”, “La grande magia”, “La paura numero uno”, solo per fare qualche nome. Contemporaneamente esordì anche a cinema con in “Assunta Spina” di Mario Mottoli con Anna Magnani, in seguito lavorò Vittorio De Sica, Sergio Leone, Totò. È stato candidato al David di Donatello con “Mi manda Picone” di Nanni Loy. Dagli anni ’60 ha iniziato una lunga carriera in televisione tra sceneggiati e conduzione di varietà. È morto nel 2010.

Su richiesta della cooperativa sociale “Le Lazzarelle” e da iniziativa “Una strada per Antonia”, è stata approvata l’intitolazione di una strada ad Antonia Bernardini. Lo spazio antistante gli ingressi dell’ex Opg diventerà quindi “Piazzale Antonia Bernardini”. Non è un caso che sia stato scelto questo luogo: Antonia Bernardini ricorda a tutti il dolore indicibile e profondo dei manicomi giudiziari in Italia. Antonia morì nel ’74, dopo quattro giorni di agonia nell’ospedale Cardarelli di Napoli per le gravi ustioni riportate su tutto il corpo: era legata al suo letto nell’allora manicomio giudiziario di Pozzuoli. Antonia, come molte altre donne all’epoca, era finita in manicomio dopo un alterco con un carabiniere in borghese alla stazione Termini nel settembre del ’73. Il carabiniere in questione l’aveva fatta arrestare per oltraggio. Finita prima nel manicomio civile di Roma e poi nel manicomio femminile criminale di Pozzuoli, Antonia trascorse quattordici mesi senza potere vedere un familiare o un avvocato. Dopo quarantatrè giorni di contenimento forzato al letto, si diede fuoco. Le Lazzarelle che lavorano nel carcere di Pozzuoli hanno richiesto e ottenuto attraverso una petizione una strada per Antonia e per ricordare a tutti cosa sono stati i manicomi criminali.

La storia di un’altra donna esemplare è quella che sta dietro la proposta della Commissione toponomastica della Municipalità 7, Miano, Secondigliano e San Pietro a Patierno. Piazza della Milizia diventerà “Piazza Edith Stein”, monaca cristiana, filosofa e mistica tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze. Distinguendosi per un’intelligenza rara e precoce, fu una delle poche donne a diplomarsi e poi proseguire gli studi all’università di Breslavia e Gottinga, dove si guadagnò la stima del filosofo Edmund Husserl. Scrisse una tesi sull’empatia e divenne la sua assistente a Friburgo. Sempre a Friburgo proseguì la sua carriera accademica, impegnandosi col Partito Democratico Tedesco a favore del diritto di voto alle donne. Nel ’22 si convertì e divenne istitutrice nell’istituto di pedagogia a scientifica a Munster. Nel ’33 fu costretta a dimettersi a causa delle leggi razziali. Nell’aprile del 1933 scrisse più volte al Papa per Pio XII per chiedergli di non tacere e di denunciare le persecuzioni contro gli ebrei. Fu rinchiusa e trucidata nel campo di concentramento Auschwitz-Birkenau nel 1942 assieme alla sorella Rosa. Proclamata santa da Giovanni Paolo Secondo nel 1998 e patrona dell’Europa.

Quattro targhe, per mantenere viva la memoria.

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