Riccardo Carbone: l’occhio attento e desueto del Novecento napoletano

Chi lo ha detto che si narra solo con le parole? Quello di Riccardo Carbone, nato a Napoli nel 1897 ed affermatosi come fotografo di fama nazionale nel corso del secolo successivo, è un racconto che della voce non ha bisogno.

Le immagini, partorite dalla sua macchina fotografica durante una lunga ed eterogenea carriera, portano in scena una descrizione pedissequa, ma vivace e mai banale, di una Napoli dinamica e prismatica, teatro di una vita che prende quotidianamente pieghe inaspettate. Le coincidenze e gli attimi fugaci, in cui si condensa un significato profondo, sembrano essere i suoi soggetti prediletti. La capacità di coglierli esprime una sensibilità nuova nei confronti della fotografia, non più intesa come ritratto della realtà, ma come sua sintetica interpretazione.

Fotoreporter de Il Mattino

Le doti innovative di Riccardo Carbone hanno permeato il suo lavoro a tal punto da guadagnarsi l’attenzione di Paolo Scarfoglio. Il direttore de “Il Mattino” di Napoli lo convinse ad inserire immagini a corredo dei muri di testo di cui si componevano gli articoli. Divenne in tal modo fotoreporter del quotidiano partenopeo e tra i primi ad essere accreditati in città anche come giornalisti, attività che porterà avanti sino alla sua morte nel 1973. Come è accaduto per molti altri fotografi che hanno attraversato la storia del Novecento, anche quella di Riccardo Carbone è un’attività in cui si distinguono chiaramente i solchi profondi che il ‘Secolo breve’ ha inciso su tutti i tipi di produzione artistica.

Gli scatti effettuati prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale sono emblematici in tal senso, poiché rigidamente allineati alle istanze della censura fascista. Non capita di rado, infatti, che in alcune immagini con scene di vita quotidiana siano presenti appunti di Carbone stesso. Come la necessità di ritagliare pezzi o, come diremo oggi, di fotoshopparne alcune parti. Appartengono a questo tipo di produzione anche gli scatti ufficiali di manifestazioni, eventi e parate in occasione dell’arrivo in città di Hitler o di circostanze altrettanto solenni.

La catalogazione

Rifugiatosi in Irpinia durante gli anni della guerra, la produzione fotografica subirà un improvviso arresto, per poi riprendere in maniera proficua nel 1945. Da quell’anno e fino al 1973 si ha perfetta contezza della quantità e della tipologia di servizi fotografici grazie ad un inventario puntualissimo. Redatto da Riccardo Carbone in persona, il catalogo riporta con estrema precisione ogni servizio, con tanto di data, titolo, busta e scatola di appartenenza.

Del lavoro svolto prima degli anni del conflitto bellico non si ha una completa conoscenza, essendo in parte andato distrutto o disperso. Ma della produzione postbellica si ha invece un’idea molto più precisa. Da un ultimo computo è emersa l’esistenza di circa 23.900 servizi fotografici per un totale di mezzo milione di negativi. Un numero che plausibilmente potrebbe anche aumentare fino a sfiorare una cifra compresa tra 700.000 ed 800.000 unità. A questa va infine aggiunta la presenza di materiali più fragili, quali lastre in vetro e stampe.

I temi

Scevri da qualsiasi condizionamento esterno, a partire dal ’45 gli scatti di Riccardo Carbone focalizzano l’attenzione sui temi più disparati; da Hemingway agli scugnizzi di Santa Lucia in fuga dalla calura estiva, dalle partite di calcio alle Olimpiadi di vela tenutesi a Napoli nel 1960, dalle gare all’ippodromo di Agnano alle scene di delitti. L’opera vasta del fotografo riflette a pieno la vivacità intellettuale e i suoi plurimi interessi; le immagini dall’alto della città o quelli del Gran Premio di Posillipo rispecchiano, ad esempio, sia le sue capacità di pilota di aerei che una spiccata passione per i motori. Stupiscono per qualità compositiva gli scatti che ritraggono una giovane coppia in sella ad una Vespa nel servizio intitolato ‘Ferragosto a Napoli’. O ancora la lunga schiera di bambini distesi lungo la scala in piperno che conduce alla spiaggia di Via Caracciolo.

In queste immagini, scattate senza la necessità di alcun tipo di studio o preparazione pregressa, colpisce la relazione colta tra le figure umane e il vuoto della città. Quasi un palco sgombro in cui portare in scena frammenti di vita quotidiana. In tal modo la fotografia diventa ben altro che un ricordo nostalgico, per assurgere a strumento di conoscenza e ricerca. Di grande rilievo è il suo impiego nella ricostruzione della storia della moda, del gioiello, del design d’interni e del volto della città. L’apporto di Riccardo Carbone in quest’ultimo senso si condensa in qualsiasi scatto che rechi sullo sfondo o in primo piano scorci urbani e dettagli di edifici scomparsi o profondamente trasformati nel tempo, di cui i servizi dedicati alla costruzione del ponte di Via Cilea e la demolizione dei villini Liberty al Vomero sono un esempio.

L’Archivio Carbone

Raccolta in pile ordinate di piccole scatole bianche, la memoria dell’opera del fotografo è sedimentata presso l’Archivio fotografico Riccardo Carbone. Gestito da Renato Carbone, figlio di Riccardo e presidente dell’Associazione Riccardo Carbone ONLUS, nasce nel 2015 con lo scopo di garantire la salvaguardia del fondo fotografico e renderlo disponibile online per la libera consultazione. “Vogliamo aprirci e mostrare la ricchezza dell’opera di Ricardo Carbone in quanto memoria e patrimonio collettivi” dichiarano la dott.ssa Letizia Del Pero e la dott.ssa Federica Nicois, collaboratrici presso l’Archivio fotografico Riccardo Carbone.

Nonostante l’operazione di digitalizzazione del materiale esistente risulti uno dei punti fermi della politica di gestione del fondo fotografico, tuttavia, solo una percentuale risulta effettivamente disponibile nel catalogo online dell’Archivio. Per portare a termine quanto prima il progetto e far fronte ai relativi costi, l’Associazione ha pertanto lanciato l’iniziativa ‘ADOTTA UN SERVIZIO FOTOGRAFICO’. L’idea prevede la digitalizzazione di uno dei servizi ancora non disponibili mediante il versamento di una somma di denaro. Il donatore vedrà poi riconosciuta la propria firma sul servizio ‘adottato’ e una stampa in omaggio.

Una memoria collettiva

Recuperare e preservare la memoria fotografica di questo fondo offre la possibilità sia di ricostruire alcuni brani di una memoria collettiva che di documentare un’età della fotografia ormai passata. Questo superamento, che avviene nel solco delle infinite potenzialità della cultura digitale, non è mai diventato garanzia di maggiore qualità. Riccardo Carbone, e così gli altri colleghi coevi, avevano a disposizione una quantità di scatti ed attrezzature notevolmente inferiori rispetto alle odierne. Eppure la loro opera è indiscutibilmente confrontabile con quelle contemporanee. Ciò a dimostrazione che la genesi di una buona fotografia è sempre nell’occhio di chi guarda interpretando.

Bambini alla Colonna Spezzata - Napoli, 10/09/1965

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