Rimettiamo la testa a posto

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La testa di sfinge della statua del Nilo e il suo ritrovamento. Un punto d’arrivo per le forze dell’ordine e di partenza per la consapevolezza del nostro patrimonio.

A vent’anni dalla nascita, su iniziativa del Museo Cappella Sansevero e di cittadini attenti al recupero del centro antico partenopeo, è stato ricostituito il Comitato per il Restauro della Statua del “Corpo Di Napoli”. Il collegio nacque nel 1993 a supporto di un’iniziativa straordinaria: la raccolta fondi, in cui vennero coinvolti cittadini e residenti del centro storico, per il risanamento della scultura della statua del Nilo, nonché dell’intera area in cui si trovava il monumento che meglio rappresenta l’identità della nostra città.

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La “missione” venne compiuta egregiamente, sebbene “parzialmente”. Il gruppo scultoreo – copia romana da un originale ellenistico, risalente al II secolo dopo Cristo – ha infatti subito nei secoli ripetute “amputazioni” e restauri, giungendo ai giorni nostri privo delle testoline appartenenti alla sfinge e al coccodrillo, posti in secondo piano rispetto al corpo del Nilo. Almeno fino a poco tempo fa.

Trafugato alla fine degli anni ’50, e di recente rinvenuto, il capo del “simbolo del simbolismo” – per usare le parole del filosofo Hegel – è oggi pronto per essere restituito all’originale collocazione. Questo il punto di partenza per la nuova campagna promossa dal Comitato per il Restauro della Statua del “Corpo Di Napoli”, intitolata Mettiamo la testa a posto. Tutta la cittadinanza – e perché no?! – i turisti di passaggio, possono già acquistare una cartolina da 2 o 5 euro, creata da Lello Esposito per la costituzione di un fondo destinato al restauro artistico dell’opera.

Lello Esposito mostra la cartolina "rimettiamo la testa a posto"

Dove inizia questa storia, però, ce n’è un’altra che finisce. Si tratta dell’operazione di recupero dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, e dell’instancabile, meticoloso lavoro che quotidianamente la squadra compie, guidata magistralmente dal capitano Carmine Elefante.

Capitano Elefante, cos’è il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e che importanza assume a Napoli e in Campania?

È un reparto speciale dell’arma dei carabinieri, esistente dal 1969 e dislocato in quasi tutte le regioni d’Italia. Ufficio di diretta collaborazione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, si occupa della prevenzione e della repressione dei reati in danno del patrimonio culturale.

La prevenzione costituisce un aspetto molto importante del nostro lavoro, e negli ultimi anni sta producendo i risultati sperati. Grazie a questa attività e alla sensibilizzazione della collettività, recentemente c’è stato un enorme calo dei furti di opere d’arte; soprattutto di quelli ai danni di chiese e luoghi di culto. Tale fenomeno, specialmente negli anni immediatamente successivi al terremoto, era una delle piaghe principali in città. Dove non arriva la prevenzione, soprattutto rispetto a casi addietro nel tempo, si procede alla fase successiva: quella del recupero del patrimonio culturale disperso. Ciò coinvolge, sul piano geografico, l’Italia e l’estero: da svariati anni, infatti, si è compreso che molti degli oggetti appartenenti al nostro patrimonio non si trovano più nei confini nazionali. In quel caso entrano in gioco le autorità giudiziarie e le polizie straniere, con meccanismi consolidati che, spesso con una certa celerità, offrono risultati eccezionali.

Capitano_Carmine_Elefante

Il caso della sfinge della statua del Nilo, emersa dopo più di mezzo secolo, è stato un caso d’iter eccezionale? Come si svolge solitamente il lavoro del nucleo?

Non bisogna pensare che il lavoro del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sia necessariamente basato sulla successione logica tradizionale di furto – indagine – individuazione del ladro – recupero dell’oggetto. Spesso le sottrazioni sono molto datate e il momento topico del lavoro coincide con il rinvenimento dell’opera e la sua restituzione alla collettività. Un’immediata attività d’indagine può seguire a un furto eclatante e perciò sporadico, ma questo non significa trascurare quello che è stato, anzi! Paradossalmente il passato si ripropone quotidianamente, allorquando oggetti chiusi per anni in collezioni private, per le più disparate ragioni, riemergono sul mercato dell’antiquariato. Anche la sfinge del Nilo ha subito tale dinamica, rintracciata all’interno della raccolta di un collezionista italiano attualmente residente in Austria, che non ha avuto alcuna remora nel restituirla alla collettività di Napoli. In questo caso, come di sovente accade, la collaborazione della cittadinanza ha avuto un ruolo preponderante nella vicenda: la segnalazione infatti è stata inoltrata dall’avvocato Masucci, a seguito di una ricerca personale, e approfondita con il supporto della memoria collettiva. Sono stati infatti coinvolti quanti ricordassero le sembianze della statua prima che fosse mutilata, o avessero vissuto il quartiere nel periodo precedente e immediatamente successivo al furto.

In che modo i cittadini o gli Enti possono tutelare se stessi e facilitare il vostro lavoro?

Quotidianamente, come supporto d’indagine e analisi della criminalità, facciamo ricorso alla nostra banca dati: strumento efficace ed efficiente. In questo database convogliano, perlopiù, foto di beni artistici e descrizioni degli stessi e delle circostanze del furto, fornite all’atto della denuncia.

È dunque consigliabile, se non indispensabile, che tutti − Enti, luoghi di culto e cittadini − facciano un inventario: all’indirizzo http://tpcweb.carabinieri.it/tpc_sito_pub/formObjectId.jsp vi è l’object ID, modulo standard internazionale per ottenere una vera e propria “carta d’identità” di un’opera d’arte. Attenzione a non farsi spaventare dal nome: l’operazione è semplicissima e richiede pochi minuti. Un’immagine e la sua breve descrizione, magari comprensiva di qualche “segno particolare”, basterà!

Carabinieri controllano il database

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