Mentre inizio a scrivere, la mia prima riflessione va su un’apertura particolarmente interessante del quotidiano la Repubblica del 9 maggio, che titola: “La pandemia e l’altro pianeta… le notizie cadute nel dimenticatoio della follia legata al Covid: se esiste una graduatoria delle calamità per il genere umano, quasi certamente la fame occupa una posizione molto vicina all’apice. E a oggi, nessuna associazione è riuscita a scongiurare questo flagello umano”.
È un significativo articolo che evidenzia una grande sensibilità, dando attenzione al vero problema della terra: la fame. E non certamente alla “follia” del Covid-19, un fenomeno ancora per niente chiaro per origine, reale dimensione e prospettive. Paesi del Centro Africa e di altri continenti vivono in condizioni disperate con milioni di morti causati dalla malnutrizione, dalle malattie e, aggiungo, da guerre scellerate che stanno devastando da secoli diverse aree geografiche con conseguenze drammatiche. Vittime? Donne, bambini, anziani e giovani!
Pensiamo alle guerre in Medio Oriente, nel nord e nel centro-sud dell’Africa, in Europa orientale, nel Centro America, dove da decenni muoiono milioni di persone non solo a causa degli eventi bellici, ma anche delle gravissime conseguenze che da essi hanno origine: distruzioni, economie in fallimento, territori abbandonati, desertificazioni, attività produttive azzerate, fame, malattie. E, naturalmente, esodi biblici per sfuggire a persecuzioni per motivi religiosi, politici, razziali ed altro ancora. Sono territori che da secoli soffrono forme di colonialismo e occupazioni da parte di Paesi occidentali spinti da forti interessi di potentissime lobbies alla ricerca di ricchezze. Ma nessuno vede niente! E la vergogna della schiavitù di milioni di persone trattate come bestie? Altro che civiltà occidentali!
Città distrutte, campagne e case abbandonate, migliaia di esseri umani ospitati in campi profughi immensi e improvvisati, dove ancora oggi sopravvivono in condizioni disastrose, con una proliferazione di malattie che, poi, inevitabilmente giungono anche in Europa e, in particolare, in Italia, facile approdo di continui flussi di clandestini. Si tratta di disperati spesso sfruttati da bande criminali già nei loro Paesi, dove hanno finito per perdere la dignità. Molti anche la vita! Su circa nove miliardi di individui che abitano il pianeta, quasi un miliardo soffre la fame. Ritardi nella crescita dei bambini, obesità, malattie causate anche dalla forte siccità. Oltre 150 milioni di bambini affetti da ritardi nella crescita (deperimento infantile), mamme colpite da gravi forme di anemie con inevitabili problemi di allattamento. Asia, Africa, altri Paesi orientali e in parte l’America Latina sono le aree più gravate dai fenomeni di malnutrizione.
Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization), la situazione sta peggiorando, a causa delle guerre, dei fattori climatici e delle continue devastazioni ambientali. L’unico responsabile di questi fenomeni è sempre e solo l’uomo. Le sue scelte scellerate, soprattutto degli ultimi tre secoli, stanno portando alla deforestazione di intere regioni geografiche, alla desertificazione di estesi territori, a crescenti forme di inquinamento di terra, acqua e aria. E che dire dello scioglimento dei ghiacci e di altri gravi fenomeni (esplosioni nucleari nei mari), che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza del nostro piccolo pianeta? Come si fa ad essere così irresponsabili e a non capire che è in gioco la sopravvivenza dell’intera umanità.
E le organizzazioni internazionali che dovrebbero intervenire? Praticamente inesistenti! Carrozzoni inutili che non hanno alcuna capacità né forza di incidere sulle scelte delle potenze che più di altri Paesi dovrebbero determinare politiche rispettose dell’ambiente, della vita e della dignità dei popoli. Poi, in questo contesto già sconfortante, improvvisamente salta fuori – dalla Cina – un piccolo virus che origina il panico in diversi continenti evidenziando la fragilità dell’umanità. Il problema è che i cosiddetti esperti ogni giorno fanno dichiarazioni contrastanti sulla sua natura e sulle prospettive. La scienza non dovrebbe essere una certezza? A chi credere? Quali reali interessi ruotano intorno al Covid-19, quali responsabilità?
E l’OMS? Cosa ha fatto? Se effettivamente sapeva quanto stava verificandosi in Cina, perché non ha denunciato subito la delicata situazione? Forse ci troviamo di fronte ad un allarmismo eccessivo che ha origine in ben altre motivazioni. Adesso, i veri problemi sono quelli di un’economia ormai al collasso. Molte attività non potranno riaprire soprattutto perché le limitazioni imposte non rendono certamente possibile sostenere i costi di esercizio. I cinesi e non solo sono alle porte pronti ad acquistare tutto.
Il fallimento di imprese e attività produttive e commerciali determinerà inevitabilmente una crescente disoccupazione. Il turismo è stato azzerato. L’agricoltura è in crisi. I giovani italiani preferiscono il reddito di cittadinanza all’ipotesi di andare a lavorare nei campi o di fare mestieri esercitati ormai solo da stranieri. Tutto a spese dei contribuenti! Troppo comodo! Una situazione sempre più critica e paradossale! E allora dobbiamo preoccuparci del virus o di quanto di più grave si sta registrando non solo in Italia? E l’Europa? Forse dovremmo domandarci: e ciò che resta dell’Europa?
Il nostro Presidente, Sergio Mattarella, ancora una volta ha ribadito che “costruire un destino comune è oggi un dovere! […] Tessere le fila del nostro destino comune è un dovere al quale non possiamo sottrarci”. Robert Schumann, uno dei padri dell’Europa, nel maggio 1950, auspicava che il vecchio continente, già sede di tante civiltà, potesse realizzare un’unione economica e politica. Ma non è stato così. Utopia! Interessi nazionali contrastanti hanno portato al puntuale fallimento dell’unione. Basta pensare alla complessa ed onerosa gestione degli stranieri, sostanzialmente scaricata sul nostro Paese, dove navi di altri Stati europei portano a termine le loro “missioni”. E perché non nei loro Paesi di provenienza? L’Italia non è certamente il porto dell’Europa! E allora, che fare? Problemi immensi di non facile soluzione, che richiederebbero qualificate competenze, consolidate esperienze e una comunione di intenti a livello nazionale e internazionale. Ma non è così!
Non resta che rimboccarsi le maniche come abbiamo sempre fatto nel lottare contro i disastri di due conflitti mondiali e successivamente nel ricostruire il Paese, nonostante i devastanti fenomeni della criminalità organizzata e del terrorismo. Il sacrificio e la coesione dei cittadini italiani sono stati lodevoli. La nostra gente in ogni circostanza ha saputo rialzarsi procedendo a testa alta con grande dignità. È quello che dobbiamo fare anche adesso, ma facendo attenzione massima a non rinunciare alle sofferte libertà costituzionali. È una condizione essenziale per promuovere la rinascita.