Rotalarte, il laboratorio creativo permanente della Ludoteca dell’Ospedale SS. Annunziata

Ludoteca
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Se Cultura è ogni attimo che pensa alla crescita dell’uomo, ‘Rotalarte’ attiene all’ambito culturale.
Se poi l’uomo è un bambino che, dall’attenzione degli adulti, deve e può prendere linfa, il cammino ed il risultato si riferiscono a quei ‘Semi’ che, se mescolati alla terra al momento giusto, potranno dare, in futuro, i risultati giustamente sperati.
Oggi più che mai, se al Progetto si unisce l’attenzione al luogo – cuore di Napoli da ogni punto di vista -. Storico, urbanistico (la ‘forcella’), artistico, umano.
E’ lungo quest’ultima accezione che si è arrivati al proposito ‘Rotalarte’, prima di tutto di grande pregnanza umana, scientifica, artistica. E vorremmo coniare parole, pescando nella filologia e non negli spot una sorta di frase-sciolilingua, che potesse contenere tutte le speranze-certezze di questa novità.
Pensando ai bambini, certo, ma anche agli splendidi adulti che l’hanno concepita.
Perché se in tanti ospedali pediatrici italiani (non parliamo, poi, di quelli stranieri), con suppellettili a misura di bambino, tante pareti sono istoriate in vario modo dai piccoli degenti avvicendatisi e da speciali disegnatori. La novità di “Rotalarte” è, però, la continuità dell’azione ed il luogo, attraverso la Storia, che perdura sia pure lungo canali nuovi, mediante una simbiosi sempre in fieri tra arte, scienza, centralità del piccolo uomo, già Persona sin dalla nascita.

reparto di pediatria

Ci s’incontra e ci si mette attorno ad un tavolo, per migliorare i momenti delicati della vita del bambino ammalato. Il tutto realizzato, non a caso, per la ludoteca dell’Ospedale SS. Annunziata, che, nel Centro storico di Napoli (Via Egiziaca a Forcella), ha svolto, dal XV al XX secolo, anche la funzione di brefotrofio attraverso la ruota, o rota, ove venivano appoggiati i neonati illegittimi .

“L’annunziata” li accoglieva e provvedeva al loro mantenimento e all’educazione scolastica sino alla maggiore età ed oltre. Oggi, in un quartiere ad alta densità abitativa e con una concentrazione elevatissima di extracomunitari, la struttura ospedaliera è riconosciuta come un riferimento certo per le patologie in età pediatrica.

Cinque gli attori del Progetto: la Dott. Annamaria Minicucci, direttore generale dell’Azienda unica regionale pediatrica Santobono Pausilipon (di cui fa parte ‘l’Annunziata’); il Prof.Riccardo Dalisi, architetto, artista (pittore, scultore, designer), da sempre impegnato nel sociale con i bambini e gli adolescenti (Rione Traiano, Casa circondariale di Nisida, Scampia); l’Ospedale SS. Annunziata; i piccoli pazienti – e le loro famiglie – affetti da ‘malattie rare’, con predominanza di malattie metaboliche. Esse afferiscono al day-hospital con circa 3000 accessi annui. Attività iniziata nel 2003, i malati provengono da tutta la Campania e dalla Basilicata. Quinto attore del Progetto, l’Associazione ‘Semi di laboratorio Onlus’- ed ecco i ’semi’ che germogliano- che, nata nel 2004 e presieduta da Annamaria Laville, persegue l’obiettivo di svolgere attività di formazione e di crescita sociale.

riccardo dalisi

‘Semi’, appunto. Ed ecco, oggi, nascere, all’Annunziata, l’Arteterapia che, energia positiva, influisce direttamente o indirettamente sullo stato psicofisico: dunque malattia originata dalla mente così come dalla mente può venire la guarigione. Dal disegno alla poesia sino ad arrivare alla grafo terapia.

È possibile questo in un ospedale pediatrico? Sì, se esso viene concepito come elemento integrativo e non diversivo della struttura. E se si parte dal concetto di ‘luogo’, fisico ed emotivo, oltre alla differenza tra luogo di dentro e luogo di fuori. Arteterapia, dunque, combinata con tecniche di gioco, e con gruppi di bambini, se possibile, anche sani, pur se’potenzialmente’ ammalati perché afferenti a ceti sociali a rischio.

Luoghi e intenti paralleli sono gli spazi d’incontro; i percorsi auto formativi dei sanitari; i rapporti continuativi con scuole, parrocchie, associazioni operative sul territorio per favorire l’integrazione; creare momenti speciali di aggregazione culturale (mostre, concerti, scambi di tradizioni con altre etnie). Prioritario, dunque, è il lavoro di gruppo, da cui l’idea di speranza, di comunicazione, di socializzazione, fino alla catarsi di emozioni o di esperienze dolorose. Fulcro di ogni passo, e dell’intero cammino, è l’altruismo, sentimento che porta all’elevazione dell’autostima, alla coscienza del sé, alla curiosità.

bimbe che giocano

Sembrano concetti ovvii eppure sino a pochi giorni fa mai messi in pratica all’interno di una struttura ospedaliera che ha fatto ancora un passo in più.
Infatti se tutto prosegue in modo ininterrotto, momento topico è il rientro in ospedale del piccolo paziente che, vivendo motivazione ed entusiasmo, lo senta come ‘tappa di una piacevole attività creativa piuttosto che un’occasione esclusiva di sofferenza e di ricordo della propria malattia’.

Lungo un sentimento di continuità che li lega alla vita, anche un disegno colorato è certamente un’idea di felicità, ‘un modo di essere nel mondo’, come dice Riccardo Dalisi. Che, accanto ai piccoli-grandi capolavori, in ogni campo, dei bambini che tornano per guarire senza soffrire, mette a disposizione alcune sue opere e una piccola Biblioteca con libri scritti da lui e da altri autori per realizzare il Museo-Laboratorio della Creatività.

Forse Friederich von Schiller e Beethoven vorrebbero essere ‘presenti’, sottofondo il loro ‘Inno alla gioia’, cammino di fratellanza tra gli uomini.

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