Quando l’8 settembre del 1943 il Maresciallo Badoglio confermò dai microfoni della radio la cessazione delle ostilità tra l’Italia e le forze Anglo/Americane – ovvero l’armistizio di Cassibile, segreto perché firmato senza averne dato notizia alla Germania – quella data segnò per la nostra Patria il periodo più triste. Volutamente si vuole sorvolare sul fatto che il popolo italiano si divise, combattendo, tra coloro che cominciarono a lottare per la libertà e la democrazia contro la dittatura fascista e coloro che ritennero che l’onore stesse dall’altra parte continuando la guerra con la Germania sotto l’egida della Repubblica Sociale fondata a Salò.
Non si può, però, non condividere la valutazione di coloro che l’hanno vissuto, che fu da quel giorno che cominciò, per il popolo italiano, il periodo più buio, perché ai bombardamenti delle nostre città con incursioni aeree degli Alleati, che sganciavano bombe che – quando non distruggevano interi palazzi – incendiavano interi caseggiati, si aggiunsero gli eccidi da parte dei Tedeschi, fra i quali ricordiamo quello delle Fosse Ardeatine, quello di Marzabotto, quello di Boves e tanti altri, il cui elenco sarebbe troppo lungo perché non vi è regione o provincia italiana che non ne abbia da ricordare almeno uno.
Se poi a tutto ciò aggiungiamo gli scempi che compirono gli eserciti di liberazione così ben descritti da Curzio Malaparte nel libro “La pelle” e da Moravia ne “La ciociara”, e gli effetti degradanti della lunga guerra di liberazione messi a nudo dal film “Tombolo paradiso nero”, possiamo ben comprendere perché si debba maledire la guerra e coloro che non cercano di evitarla.
Fortunatamente, anche durante situazioni terribili, come fu il secondo conflitto mondiale, non manca mai qualche raggio di sole che, squarciando le nubi, apre i cuori alla speranza. Uno fra i più belli e significativi si verificò il 23 settembre del 1943 in una borgata di Roma, sita alla base di una torre che si trova sulla spiaggia, la Torre di Palidoro.
L’artefice dell’eroico gesto fu Salvo D’Acquisto, un napoletano, vomerese, di soli 22 anni, vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri: egli sacrificò la propria vita per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste, autoaccusandosi, come unico colpevole, di un agguato ai danni delle SS mai commesso.
Questo atto di grandissimo altruismo gli è valso il conferimento della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. I motivi che si celano dietro l’agire che portò Salvo ad una morte gloriosa si identificano con gli intramontabili valori cristiani, perché quello fu soprattutto un atto di fede cristiana! La figura dell’eroe diventa sublime con la partecipazione all’opera salvifica instaurata da Dio.
In lui in quel fatidico giorno si fusero la concezione religiosa della vita ereditata dalla famiglia e il senso dell’onore caratteristico dell’Arma: infatti quando una ostinata intransigenza gli negò la salvezza degli ostaggi, Dio attinse nel campo in cui aveva seminato per confermare, attraverso Salvo, il Nuovo Ordine della Salvezza. Del carabiniere, attualmente Servo di Dio, sepolto a Napoli nella chiesa di Santa Chiara, è in corso la causa di beatificazione.