San Gregorio Armeno in pericolo: botteghe vendute ad aziende del Nord

san gregorio armeno
san gregorio armeno

Nulla di nuovo sotto il sole. Ormai siamo così abituati a parlare di crisi, di negozi che chiudono e svendono, che la notizia quasi non ci tocca più. Tuttavia, venire a sapere che San Gregorio Armeno potrebbe essere venduta ad aziende del Nord, interessate ad acquistare le botteghe a cui siamo tanti affezionati, ci ha lasciato interdetti. I proprietari hanno quindi organizzato una sosta davanti alla Regione Campania per chiedere aiuto.

Tra zone e turisti

Il problema di San Gregorio Armeno prescinde dalla divisione in zone bianche, gialli, arancioni e rosse. Ciò che la mantiene viva da sempre è il turismo, ormai completamente paralizzato da quel marzo 2020. Giusto qualche piccolo accenno di ripresa per i due mesi estivi in cui i negozi sono stati aperti, non sufficiente a risanare l’accumulo di debiti e spese insostenibili. La rabbia è tanta, considerando che il resto del mondo sta conoscendo una ripresa delle normali attività per noi ancora lontanissima.

Da emergenza sanitaria a crisi economica

Gli aiuti messi in atto dal Governo non bastano. Quando i soldi arrivano comunque non bastano. Per questo San Gregorio Armeno è in pericolo: pur essendo caratteristiche, delle attività restano attività. E se non riescono a far fronte alle difficoltà economiche, ecco arrivare agenti immobiliari a fare offerte. Ad essere interessate alle botteghe presepiali sarebbero delle aziende del Nord.

Le parole dei commercianti

A commentare l’eventualità di una svendita di San Gregorio Armeno è stata Serena D’Alessandro (portavoce dell’Associazione botteghe di San Gregorio) sulle pagine di NapoliZon.

“Per San Gregorio non fa differenza tra zona rossa o zona gialla. Noi lavoriamo con i turisti che non ci sono e non ci saranno ancora per molto tempo. Siamo allo stremo e sulle nostre ceneri si stanno avvicinando grossi gruppi del Nord Italia interessati ad acquisire immobili e attività”.

Si aggiunge Mauro Gambardella, artigiano, che sta valutando di vendere effettivamente la sua attività.

“Se dovesse arrivare una buona offerta ci penserei seriamente. Ho ricevuto 4-5mila euro di ristori, ma ci faccio poco visto che ne pago 1.400 di affitto, a cui si aggiungono bollette e tasse, oltre a quello che serve per far sopravvivere la mia famiglia”.

Ma c’è anche chi denuncia questa situazione, lanciando un grido d’allarme. Proprio ieri, 12 aprile, alcuni artigiani sono scesi in piazza per protestare, lasciando davanti alle saracinesche chiuse un cartello che recita “Cedesi San Gregorio Armeno” come gesto di denuncia.

Un disastro preannunciato

Il 30 marzo i commercianti hanno inviato una pec a vari organi istituzionali, come la Regione Campania e il presidente della Camera Roberto Fico. Non ricevendo risposta, hanno deciso per mercoledì 14 aprile di sostare davanti alla sede della Regione Campania, chiedendo un incontro con il Governatore De Luca. Per salvare la via, gli artigiani chiedono sgravi fiscali; sostegno economico concretizzato in un finanziamento in parte a tasso agevolato e in parte a fondo perduto per far fronte alle spese vive; il Centro Storico covid free vaccinando abitanti e commercianti, in quando meta turistica di cruciale importanza per la città.

Comunque sia, San Gregorio Armeno è ben più di una semplice via commerciale: è il simbolo di un’arte e di un mestere che rischiano di sparire per sempre. Perdere quelle botteghe significherebbe perdere un pezzo d’identità.

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