Nel corso degli ultimi due secoli, Napoli ha ospitato alcuni dei più illustri letterati del nostro tempo. Wilde, Stendhal, Twain sono solo alcuni dei grandi nomi che vissero una parentesi della loro vita all’ombra del Vesuvio. Tra i tanti, a metà del Novecento ci fu un esule ungherese che si ritrovò a Posillipo costretto dalla Storia e che a Napoli dedicò uno dei suoi libri più delicati. Quell’esule era Sándor Márai.
Chi era Sándor Márai?
Nato a Košice l’11 aprile del 1900, Sándor Márai è stato uno scrittore e giornalista ungherese. Probabilmente avrete sentito il suo nome perché conoscete alcuni dei suoi romanzi più famosi, Le Braci e Il sangue di San Gennaro su tutti. Raggiunse la fama negli ’30 grazie al suo stile molto asciutto e preciso e grazie soprattutto alle storie intrise di realismo che raccontava nei suoi romanzi.
Márai arrivò a Napoli nel 1948, al termine del secondo conflitto mondiale, rimanendoci fino al 1952. Fortemente anticomunista, si era ritrovato a subire i soprusi del regime che in quegli anni controllava l’Ungheria. Portato allo stremo, divenne esule, trasferendosi prima in Svizzera e, poco dopo, a Napoli, dove si stabilì in una casa nel quartiere di Posillipo.
Gli anni napoletani furono anni felici. Dalla collina di Posillipo era semplice riuscire ad osservare il brulichio di vite che affollavano i quartieri della città e lo scrittore, già di per sé affascinato dai semplici e dagli umili, se ne innamorò.
Quella che vive Márai è una Napoli tanto bella quanto dilaniata dalla miseria, e la racconta magistralmente nel suo “romanzo napoletano”: Il sangue di San Gennaro, pubblicato nel 1965. Un libro composto da uomini, donne e bambini, che racconta della loro povertà e del loro orgoglio e che rivela l’inconcepibile capacità di un popolo di non credere a niente tranne che ai miracoli.
L’addio a Napoli e la riscoperta delle sue opere
L’addio a Napoli, a Posillipo fu più doloroso di qualsiasi addio ad una persona, o a qualcosa nella mia vita. […] Questi tre anni e mezzo in Italia, a Posillipo, erano il dono più grande nella mia vita. Ho amato tutto qui, e sapevo che a modo loro anche loro, gli italiani meridionali, mi hanno accettato.
Lasciata Napoli, Márai si trasferì a San Diego, negli Stati Uniti. Visse lì il resto della sua vita tranne che per una breve parentesi a Salerno. Morì suicida nel 1989, all’età di ottantotto anni. Pochi mesi dopo, con la caduta del Muro di Berlino, cadde anche il regime comunista in Ungheria, causa del suo esilio.
La maggior parte delle sue opere è stata riscoperta dopo la sua morte e sono state tradotte in tutte le principali lingue europee. Oggi, Sándor Márai è considerato uno dei più importanti letterati del XX secolo.