“Il femminicidio è la manifestazione più visibile della violenza, quella che arriva alla cronaca. Esiste un prima, un quotidiano di piccoli gesti”: sono queste le parole di Saverio La Ruina, uno degli attori più premiati del palcoscenico italiano, che parla del suo nuovo lavoro, “Polvere – Dialogo tra uomo e donna”, in scena venerdì 10 febbraio, alle ore 21:00, presso il Teatro Civico 14 di Caserta, nell’ambito della rassegna Incontri.
Il regista calabrese, in coppia con l’attrice Cecilia Foti, porta in scena una rappresentazione dove si indaga il percorso, anche e soprattutto psicologico, che qualsiasi donna che sia stata vittima di violenza deve compiere: lo spettacolo racconta una realtà apparentemente serena, una coppia medio-borghese senza particolari connotazioni, di cui si mettono in luce i rapporti di potere che si vengono a creare.
Un progetto particolare, cui si è lavorato incontrando direttamente gli operatori dei centri antiviolenza, frutto della maturazione artistica dell’autore che aveva già avuto modo di esplorare l’argomento della violenza sulle donne con gli spettacoli “Dissonorata” e “La Borto”, con protagoniste indimenticabili, donne del sud ferite, violate, ma orgogliose. Nel lavoro al TC14, invece, La Ruina, sposta l’attenzione sull’uomo e su una conduzione familiare dove la violenza si cela dietro un’ipocrita quiete.
L’umiliazione fisica è infatti solo la parte più evidente di un processo fatto di parole dette per ferire e di totale indifferenza: lo spettatore viene condotto lungo un lento percorso fatto di un affetto sbrigativo, di piccoli sgarbi, di parole che umiliano, meschine mortificazioni che avvengono quotidianamente, arrivando alle percosse e all’uccisione della donna nella parte conclusiva.
Sul palco di La Ruina la violenza non viene mai agita, ma sempre parlata, insinuata, dedotta; quello che accade (e non accade) sulla scena è tutto ciò che può precedere (e succedere) una violenza fisica, attuato attraverso la forza della parola. L’obiettivo del regista è quello di attraversare trasversalmente le classi sociali, e non semplicemente relegando la questione alle fasce popolari basse: di qui la scelta di rappresentare una coppia borghese.
Si è portati comunemente a pensare, infatti, che laddove c’è cultura ci sia anche il riconoscimento della parità tra i sessi, mentre l’unica verità è che dove c’è cultura c’è solo una capacità maggiore di utilizzare la parola come strumento di coercizione. Il titolo “Polvere” fa riferimento a qualcosa di astratto, impalpabile, che si solleva lentamente attorno alla donna, circondandola, avvolgendola annientandone in tal modo la forza, il coraggio, le certezze, spegnendone il sorriso, la vitalità, la speranza nel futuro.