Quarto e penultimo appuntamento di una collana di ricerca storica d’eccellenza, il Cerimoniale dei Borbone di Napoli è un volume che promette di essere sia un punto di svolta per la conoscenza storica, sia un vero e proprio atlante napoletano e del Regno per il lettore qualunque. Si tratta infatti di un progetto cominciato nel 2008 dall’equipe di giovani ricercatori, tra filologi, storici, archivisti e storici dell’arte, capitanata da Attilio Antonelli, presso la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Napoli.

L’intento è quello di spalancare gli archivi alla ricerca di quei manoscritti che raccontano nel modo più intimo, avvincente ed elaborato, il microcosmo della corte napoletana, dall’epoca del viceregno spagnolo fino, con il presente volume, al principio del XIX secolo, regolato da uno scrupoloso cerimoniale atto al savoir faire di ogni occasione. Microcosmo che riflette, poi, il suo multiplo di un Regno grande mezza Italia, e che si riverbera in solennità pubbliche e private, laiche e religiose, registrando nelle sue pieghe ogni testimonianza della vita nazionale dal suo cuore pulsante: il trono. In tempi di politica grinzosa e asciutta, il Cerimoniale è l’opportunità per conoscere quanto ciò che c’è dietro ad un “semplice” protocollo di maniere riflettesse il senso estetico, mai disgiunto da quello contenutistico, della politica regia d’un tempo, nella convinzione — in verità intramontabile — che la rappresentazione del potere sia essa stessa il potere.

Presentato lo scorso 11 maggio presso Palazzo Zevallos, il volume è stato salutato da Antimo Cesaro e Luciano Garella, rappresentanti delle Istituzioni, e dagli storici Girolamo Imbruglia ed Elisa Novi Chavarria. Nello specifico, l’opera pubblica in edizione critica i due manoscritti 1490 e 1493 custoditi presso l’Archivio di Stato di Napoli, che cominciano dalla narrazione dell’ingresso trionfale in Napoli di Carlo di Borbone come conquistatore, passando per la sua abdicazione per il figlio Ferdinando IV, fino a circa metà del regno di quest’ultimo. Ma a differenza di un qualunque manuale o saggio, la Storia qui è narrata da sé stessa, dall’interno, permettendo al lettore di conoscere con fonti di prima mano le più precise angolature di un Regno che fu, e della cui eredità godiamo in massima parte. I manoscritti sono però prefati da saggi volti alla loro preliminare inquadratura, offerti da autorevoli studiosi, che esaminano da diversi punti di vista il concetto di stato nazionale e della sua rappresentazione — ad esempio, il saggio di Paola D’Alconzo descrive il potere delle immagini propagandistiche nel rappresentare l’idea di Carlo come “re archeologo” e generalmente protettore delle arti, soprattutto attraverso l’insuperato prodigio delle scoperte vesuviane.

Da una parte i testi e i saggi, dall’altra il corredo iconografico: ricchissimo anche questo, scelto ad hoc dalle storiche dell’arte Serena Terreri ed Ilaria Telesca, che hanno raggruppato le più congrue raffigurazioni pittoriche, scultoree e grafiche del periodo interessato, in cui è possibile specchiare nitidamente il testo e fornire il supporto visivo a quelle regole protocollari volte ad adempiersi come su una scena, in cui è l’immagine a far da protagonista. E poi ancora i numerosi indici e apparati di supporto, che rendono la fruizione di un imponente volume agilissima e gradevole. Ma in ultimo la sua genesi. Nella Napoli spesso ancora condannata a scontare solo le sue nomee retrive — come pregiudizievolmente si dice ad hoc: “borboniche” — la squadra di Antonelli nasce dalla volontà del suo fondatore di finanziare con adeguate borse quello che è uno sceltissimo entourage scientifico, italiano ed europeo, dando esemplare merito della dignità del lavoro intellettuale ed editoriale, e portandolo ai massimi frutti.

Sembra forse improprio prendere in prestito dalla matematica una formula per un lavoro storiografico, ma, significando l’universalità indivisibile della cultura, il progetto Cerimoniali applica pienamente l’Equilibrio di Nash, dove ogni componente di un gruppo, nel fare l’interesse comune, finisce indirettamente col fare il proprio. E questo porta in alto il modello scientifico, la ricerca e il suo valore civico in patria e fuori, testimoniato ad esempio dalle ottime accoglienze presso Vienna e Madrid, dove sono stati presentati i volumi, generando nuovi contatti e flussi di energie per futuri impegni. Questo, in definitiva, significa fare autentica ricerca e sana divulgazione. Mettere sul piatto fonti inedite, maneggiate ed interpretate affinché siano libero pasto della comunità scientifica e sincero arricchimento per il lettore qualsiasi, anziché arrovellarsi a congetturare di questa o quella notissima questione, ora per avallarla ora per sconfessarla, così che la penna dello storico copre quella della Storia. Significa parlare del passato con il passato e non al suo posto.

Cerimoniale dei Borbone a Napoli (1734-1801),
a cura di Attilio Antonelli.
ISBN: 88-569-0559-0
Arte’m; Napoli, 2017.
Per info:
https://www.progettocerimoniali.org
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