Scoperto tesoro nei depositi sotterranei del Maschio Angioino

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Napoli è una di quelle città che non smette mai di stupire: uno scrigno di tesori, spesso nascosti e, troppo spesso, letteralmente dimenticati. È il caso della clamorosa notizia di questi giorni che ci racconta di oltre trecento opere, tra sculture e dipinti, scoperte nei depositi sotterranei del Maschio Angioino, dopo le ispezioni per verificare i danni del maltempo che ha colpito lo scorso novembre la città. La scoperta risale allo scorso dicembre, quando gli addetti comunali, scendendo nelle sale del Castello per vedere se fossero allagate, si sono ritrovati davanti a un vero e proprio tesoro di statue, arredi, opere che vanno dal Trecento ai giorni nostri. Nel complesso, tra umidità, polvere e muffa, sono stati rinvenuti circa 400 dipinti databili dal XIV al XVIII secolo, di autori della scuola napoletana, tra cui Luca Giordano, Giacinto Diano, Jacopo Cestaro, Francesco De Mura, Paolo De Matteis, Giuseppe Bonito, Agostino Beltrano, Giacinto Diano, Onofrio Avellino. In particolare di 150 dipinti su tela e tavola, su un totale di oltre 400 dipinti provenienti dagli Ex Ipab, e di oltre 200 dipinti provenienti da doni o acquisti del Comune dal 1861 ad oggi. Tra i dipinti di grandi dimensioni figurano anche opere di Giacinto Diano, Jacopo Cestaro e Francesco De Mura e una “Madonna del Rosario e Santi Domenicani” di Luca Giordano, larga 4 metri e alta 2,64 metri.

Le opere, che giacevano lì da decenni, appartengono all’enorme patrimonio artistico comunale, acquisito nel tempo attraverso acquisti, donazioni e acquisizioni. La legge regionale 65 del 1980 vide passare sotto la soprintendenza del Comune gli edifici ecclesiastici cittadini degli enti soppressi, come gli Istituti per l’Assistenza e la Beneficenza (Ipab), la Real Casa dell’Annunziata, l’Albergo dei Poveri, l’Istituto per l’Istruzione e l’Educazione Femminile Sant’Eligio, e con essi anche tutte le opere d’arte che c’erano all’interno: dipinti, sculture, arazzi. Col terremoto del 1980 e il danneggiamento di gran parte di questi edifici, il Comune in accordo con la Soprintendenza, destinò le opere d’arte a rischio di danni e furti ai musei cittadini. Alcune finirono a Capodimonte, altre a Palazzo Reale, a Palazzo San Giacomo, altre ancora in depositi temporanei nel Salone delle Colonne dell’Annunziata, poi in via definitiva al Maschio Angioino. Gli esperti ipotizzano che potrebbero essere rimaste lì fino alla scoperta dello scorso dicembre. Il Comune di Napoli, d’intesa con la Soprintendenza ai Beni Culturali, ha deciso di restaurare alcune tele tra cui quella di Luca Giordano, con l’obiettivo poi di esporle nel Museo di Castel Nuovo. Ci auguriamo di poterle presto ammirare nei musei cittadini, finalmente nel giusto lustro che meritano

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