Se siete di Napoli, la parola “Scorz'” vi risulterà familiare, se abitate fuori dalla Campania la traduzione (o una delle tante) è la seguente:
Scorz’= guscio, involucro, lo strato esterno che protegge il contenuto.
Partendo da questo principio, Giuseppe D’Alessandro, fotografo e designer di Somma Vesuviana (Na), ha ideato un qualcosa di davvero emozionante: un piccolo rifugio di cartone per proteggere i senzatetto dal freddo.
Un’idea che Giuseppe ha avuto in un viaggio a Parigi, vedendo da vicino, la disperata situazione dei clochard nella capitale francese.
Gli è bastato soltanto fare “due più due”:
Giuseppe, infatti, lavora in un’azienda di Nocera Inferiore che si occupa proprio di cartone, e in questa stessa azienda, ha avuto modo di utilizzare i materiali per produrre i rifugi.
La struttura di Scorz’
Scorz’ è una struttura a tre componenti: due fogli di cartone (multistrato), un telo cerato e una cinghia di plastica intorno che rende, tutta la struttura, trasportabile in spalla come se fosse uno zaino.
Ma le componenti non sono solo materiali, c’è una fortissima componente umana di fondo:
Antonio Altieri, Monica Minelli, Igor Di Mauro, Michela Sarnataro, Ilaria Feola (meritano di essere citati tutti, oltre naturalmente Giuseppe D’Alessandro, ndr), sono un gruppo di amici, di storici amici. Non sono un’associazione, non sono una fondazione, hanno solo una pagina Facebook e insieme hanno consegnato già 30 rifugi ai senzatetto di Napoli.
Scorz’ è un progetto del tutto autofinanziato: la produzione di questi rifugi in cartone è totalmente a carico di questi ragazzi come qualsiasi altra operazione legata a questa iniziativa (spostamenti per interviste, viaggi per la promozione, ad esempio)
L’ideatore del progetto ci tiene a sottolineare che Scorz’, non può rappresentare la soluzione al dramma dei clochard che muoiono di freddo nella nostra, o nelle altre città. Si tratta, in pratica, di una soluzione d’emergenza.
A questo punto mi viene in mente una piccola riflessione (ben consapevole, che solitamente, chi scrive, non dovrebbe farsi troppo trasportare dalle emozioni, ndr):
da un lato ho l’emozione e la gioia nel vedere che in qualcuno, soprattutto in miei coetanei, esista la volontà di aiutare il prossimo senza farne scopo di lucro (nel 2019 è qualcosa di estremamente raro). Dall’altro lato, se il primo punto rinnova la mia fiducia nel genere umano, mi viene da riflettere sul fatto, che una problematica così importante, debba essere “risolta” da dei ragazzi e non da chi di dovere.
Spero perdonerete il mio espormi troppo in questo articolo, e spero lo capiate, ma una simile iniziativa non può che avere il mio pieno appoggio e sostegno, e spero, che dopo aver letto queste poche righe, avrà sortito lo stesso effetto su di voi.
Chapeau!
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