Il fare di Sergio Vega è un viaggio pluridisciplinare nei miti e riti della società occidentale, in cui si rivede la storia della modernità attraverso connessioni di reti tra ideologia, colonialismo e letteratura. Dal Mato Grosso, ai vicoli di Napoli, Vega è più volte stato ospite nella nostra città, di cui ha sondato gli innumerevoli interstizi culturali. Affascinato dalla vicenda coloniale sudamericana (si ricordi la ricerca condotta sullo studio del modernismo sudamericano, iniziata nel 2000) l’artista la indaga singolarmente mostrando, a esempio, come essa sia stata costruita in relazione alla mitologia paradisiaca, in virtù della quale si credeva, cercando conferma nella Genesi, che il giardino dell’Eden fosse da localizzarsi in Sud America, luogo che seduceva i viaggiatori europei durante le prime esplorazioni: “Ero convinto – scrive egli stesso – che l’unico modo per smantellare gli stereotipi non fosse quello di evitarli, ma di portarli alla luce, lasciandoli parlare. Così ho iniziato a interessarmi alla storia della colonizzazione delle americhe”.
E sulla scia del libro secentesco di Antonio De Leon Pinelo, consigliere portoghese del re di Spagna, esploratore e storico delle Nuove Americhe, redige un diario dettagliato, in cui ha registra le sue riflessioni sulla storia di quella regione, tra passato e presente, mitologia e realtà: da queste suggestioni nasce uno straordinario capitolo artistico: Il Paradiso nel Nuovo Mondo, in cui il narratore assume diversi ruoli in cui il flusso di coscienza di Joyce diviene un riferimento cruciale. Dal 30 settembre, la Galleria Umberto Di Marino celebra l’intellettuale argentino con una nuova personale: Shamanic Modernism: Parrots, Bossanova and Architecture. Durante un viaggio nel Mato Grosso (Brasile) nel 1999, Sergio Vega descrive così una via della città di Cuiaba: “Alti edifici sembravano prendere parte ad una sfilata di Carnevale, ma invece di danzare al suono profondo dei tamburi africani, dondolavano al ritmo dolce della Bossanova; la loro monumentale presenza annunciava in pompa magna il trionfo della modernità sulla giungla. Le facciate quasi organiche di quegli edifici erano caratterizzate da colori puri e balconate curvilinee. L’architettura tropicale ingaggiava un dialogo con la natura non per mimetizzarsi, ma per competere con essa”.
L’artista, per questa mostra ha ricercato elementi dell’architettura modernista e del design urbano del Brasile e li ha fatti dialogare con la bossanova. Le opere presentate connettono alla dimensione paradisiaca del modernismo brasiliano, le interpretazioni della natura tipiche dello sciamanismo. Di grande interesse, la serie fotografica Social Landscape, in cui le baraccopoli cui si sovrappongono composizioni geometriche astratte; i collage Interventions on a book, ispirati al libro Brazil’s Modern Architecture; l’installazione Modernismo Chamánico (Cathedral-Pineapple-Bossanova) che consta di fotografie in bianco e nero mescolate a copertine di dischi di bossanova e un modellino in scala della cattedrale di Brasilia, dell’architetto Oscar Niemeyer, che ruota sul piatto di un giradischi: opere che ridefiniscono gli spazi della Galleria dove immagini, suoni, fotografia, architettura e natura diventano organicamente integrate in un ambiente modernista tropicale.
INFO
Sergio Vega Shamanic Modernism: Parrots, Bossanova and Architecture
Galleria Umberto Di Marino
Dal 30 settembre fino al 18 novembre 2016 / lunedì – sabato ore 15:00 / 20:00 – mattina su appuntamento
info@galleriaumbertodimarino.com / www.galleriaumbertodimarino.com