Stefano Incerti e la favola di una bella parrucchiera

Una favola napoletana. Quella di una bella parrucchiera che un giorno decide di aprire un salone tutto suo nel vivacissimo mondo dei quartieri spagnoli. Ma anche quella di Stefano Incerti, che, alla regia de “La Parrucchiera”, nelle sale dal 6 aprile, ha creduto, ancora una volta, in un sogno: cominciato all’età di cinque anni, davanti al primo film che ha visto – “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn ndr – , e che dura tutt’ora, ogni volta che fa e vive il cinema senza mai perderne l’incanto perché il suo mestiere “non è una fatica, ma un enorme regalo”.

Stefano incerti nel backstage

Regista esordito giovanissimo con Il verificatore e oggi anche professore di Cinematografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel suo ultimo lavoro racconta una storia fatta di lacca usata a profusione, tinte accese e insegne al neon, ma soprattutto della più vera e verace umanità. La storia di una Napoli interculturale e caleidoscopica, dove non manca mai la musica (un vero e proprio “neapolitan sound” che mescola brani dei Foja, le canzoni di Tony Tammaro, di Emiliana Cantone, di Rakele e la partitura scritta da Antonio Fresa).

Incerti con Tony Tammaro

Una storia di riscatto e di riconquista del rispetto, innanzitutto verso sé stessi. Infine una storia di donne, diverse per età, temperamento e colore della pelle, ma tutte in grado di reagire alle difficoltà della vita improvvisandosi guerriere, non senza una buona dose di leggerezza: “Quello che emerge da “La Parrucchiera” è un mondo un po’ matriarcale, in cui l’uomo ha un ruolo marginale e spesso non ne esce bene. Io ho fatto film spesso declinati al maschile ma la tridimensionalità della donna, in questo caso non solo delle protagoniste ma anche del “coro” di asiatiche e nere più che mai napoletane, è un universo assolutamente da esplorare”.

Incerti, Cristina Donadio, Arturo Muselli

La sua voglia di raccontare persone autentiche, senza maschera, l’ha portato a scegliere un cast “che mescola attori di provenienza teatrale con interpreti imprestati da altre discipline e volti assolutamente nuovi, come Stefania Zambrano, la trans che interpreta Carla, che non aveva mai recitato in vita sua”. Il mood è “quello di certa commedia europea sempre sensibile a piccoli personaggi della periferia per i quali la realizzazione di un sogno, pur nelle difficili condizioni di vita, riscatta anni di stenti e di privazioni”. Sognare a Napoli, dunque, non solo è possibile per Stefano Incerti, ma necessario: “Io faccio un lavoro che si confronta con i sogni: comincio a immaginare una storia e devo convincere qualcuno a investire dei soldi, degli attori a recitare le mie battute. Si parte dalla più evanescente delle idee che alla fine diventa oggetti, azioni, emozioni, spero anche sentimenti. Come professore sento di avere degli obblighi nei confronti delle nuove generazioni, nel motivarle a sognare, tanto è vero che gran parte della troupe era costituita da miei allievi o ex allievi. Mi accorgo che rispetto a qualche anno fa, anche gli ideali, le motivazioni politiche, si stanno spegnendo in funzione di un populismo che non mi piace. Io difendo i sogni, anche se apparentemente sbagliati o declinati nella maniera sbagliata, credo fortemente nel fatto che dobbiamo continuare a sperare, altrimenti moriamo”.

Incerti
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